Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/156

150 storia della decadenza

Il campo dei Pretoriani, che avea sì lungamente oppressa la Maestà di Roma, cominciò a proteggerla, e siccome quelle altere truppe conoscevano la decadenza del loro potere, eran naturalmente disposte a congiunger la loro forza coll’autorità del Senato, Fu per le savie misure di Diocleziano insensibilmente diminuito il numero dei Pretoriani, furono i loro privilegi aboliti1, e nel posto loro subentrarono due fedeli legioni dell’Illirico, che sotto i nuovi nomi di Gioviani e di Erculiani furono destinate a fare il servizio delle guardie Imperiali2. Ma la più fatale, benchè segreta ferita, che ricevesse il Senato dalle mani di Diocleziano e di Massimiano, fu l’inevitabil fatto della lunga lor lontananza. Finchè gli Imperatori risederono in Roma, poteva il Senato essere oppresso, ma difficilmente poteva esser negletto. I successori di Augusto usavano del potere di dettare tutte quelle leggi, che loro suggerir poteva la prudenza o il capriccio; ma queste leggi venivano ratificate dalla sanzione del Senato. Si conservava nelle sue deliberazioni e ne’ suoi decreti l’immagine dell’antica libertà; ed i savi principi, che ri-

    minationibus lumina Senatus (De M. P. c. 8.) Aurelio Vittore parla molto dubbiosamente della fede di Diocleziano verso i suoi amici.

  1. "Truncatae vires urbis, imminuto Praetoriarum cohortium atque in armis vulgi numero". Aurel. Vittore. Lattanzio attribuisce a Galerio la continuazione del medesimo disegno. (c. 26.)
  2. Questi erano corpi veterani acquartierati nell’Illirico; e secondo l’antico stabilimento, ciascuno era di seimila uomini. Essi aveano acquistata molta riputazione per l’uso delle plumbatae o dardi carichi di piombo. Ogni soldato ne portava cinque, ch’egli lanciava a una distanza considerabile con gran forza e destrezza. Vedi Vegezio, l. 17.