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128 storia della decadenza

mirabil arte di far l’oro e l’argento, e li condannò senza pietà alle fiamme; temendo (come ci assicurano) che l’opulenza degli Egiziani non inspirasse loro l’ardire di ribellarsi contro l’Impero1.„ Ma se Diocleziano fosse stato convinto della realtà di quest’arte importante, ben lungi dallo spegnerne la memoria, ne avrebbe rivolta l’operazione in benefizio delle pubbliche entrate. È più verisimile che il suo buon senso gli discoprisse la follia di così magnifiche pretensioni, e che desiderasse preservare la ragione ed i beni dei sudditi da questa pregiudiciale ricerca. È da osservarsi, che quegli antichi libri, così liberalmente attribuiti a Pitagora, a Salomone, o ad Ermete, erano pie fraudi di più moderni alchimisti. I Greci trascurarono l’uso o l’abuso della chimica. In quell’immenso registro, dove Plinio ha depositato le scoperte, le arti, o gli errori dello spirito umano, non si fa la minima menzione della transmutazione dei metalli; e la persecuzione di Diocleziano è il primo autentico fatto della storia dell’alchimia. La conquista dell’Egitto, fatta dagli Arabi, diffuse quella vana scienza sul globo. Favorevole all’avarizia del cuore umano, fu essa studiata nella China, come nell’Europa, con pari ardore e successo. L’oscurità dei secoli di mezzo assicurava di un favorevole ricevimento ogni maravigliosa novella, ed il rinascimento delle scienze aggiunse nuovo vigore alla speranza, e suggerì più fini artifizi alla frode. La filosofia, assecondata dall’esperienza, ha finalmente bandito lo studio dell’alchimia, ed il secolo presente, benchè avido di ricchezze, si contenta di cercarle per le più umili vie del commercio e dell’industria2.

  1. Giovanni di Antiochia in Excerpt. Valerian. p. 834. Suida in Diocleziano.
  2. Vedi una breve storia e confutazione dell’alchimia nelle