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dell'impero romano cap xiii. 125

era necessaria ai meridionali confini del mondo Romano. Dal Nilo fino al monte Atlante era l’Affrica in armi. Cinque nazioni Maure confederate escirono da’ loro deserti per invadere le tranquille Province1. Giuliano avea presa la porpora in Cartagine2, Achilleo in Alessandria, e perfino i Blemmi rinnovavano, o piuttosto continuavano le loro incursioni nell’Egitto superiore. Sono appena state a noi trasmesse alcune circostanze delle imprese di Massimiano nelle parti occidentali dell’Affrica, ma dall’evento si vede che rapido e decisivo fu il progresso delle armi sue, che egli vinse i Barbari più feroci della Mauritania; e che gli allontanò da quei monti, l’inaccessibil riparo dei quali avea inspirato ai loro abitatori una ingiusta confidenza, e gli avea accostumati a vivere di violenze e di rapine3. Diocleziano, dal canto suo, aprì la campagna nell’Egitto coll’assedio di Alessandria, tagliò gli acquedotti, che portavano le acque del Nilo in ogni quartiere di quella immensa città4, e assicurato il suo campo dalle sortite dell’assediata moltitudine, continuò i suoi reiterati assalti con prudenza e con vigore. Dopo un assedio di otto mesi, Alessandria, devastata

  1. Scaligero (Animadvers. ad Euseb. p. 243.) decide al suo solito, che i Quinquegenziani, o sia le cinque nazioni Affricane, erano le cinque grandi città, la Pentapoli della pacifica Provincia di Cirene.
  2. Dopo la sua disfatta, Giuliano si trapassò il petto con una spada, e si lanciò immediatamente nelle fiamme, Vittor. in Epitom.
  3. „Tu ferocissimos Mauritaniae populos, inaccessis montium jugis et naturali munitione fidentes, expugnasti, recepisti, transtulisti.„ Panegyr. Vet. VI. 8.
  4. Vedi la descrizione di Alessandria in Hirtius de Bello Alexandria. c. 5.