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dell'impero romano cap. iv. 137

mento durò trenta giorni soltanto; e la tirannide di Cleandro fece spesso desiderare l’amministrazion di Perenne.

La peste e la fame misero il colmo alle calamità di Roma1. Il primo di questi mali poteva solamente imputarsi al giusto sdegno degli Dei; ma il secondo fu considerato come l’effetto immediato di un monipolio di grano, sostenuto dalle ricchezze e dall’autorità del Ministro. Il maltalento popolare, dopo essersi lungamente sfogato in segreto, scoppiò finalmente in una adunanza del Circo. Il popolo, lasciando i suoi favoriti divertimenti pel più grato piacere di vendicarsi corse a torme fino ad un palazzo de’ sobborghi, dove stava ritirato l’Imperatore, e richiese con sediziosi clamori la testa del pubblico nemico. Cleandro, che comandava i Pretoriani2, fece sortire un corpo di cavalleria per dissipare i sediziosi. Questi si ritirarono precipitosamente verso la città, e molti ne furono uccisi, e molti più calpestati a morte; ma quando la cavalleria s’inoltrò nelle contrade, il suo impeto fu arrestato da una grandine di pietre e di dardi scagliati dai tetti e dalle finestre delle case. Le guardie3 a

  1. Erodiano l. I p. 28. Dione lib. LXXII p. 1215. Questo ultimo dice che morirono a Roma duemila persone ogni giorno per un tempo considerabile.
  2. „Tuncque primum tres Praefecti Praetorio fuere, inter quos libertinus.„ Per un resto di modestia Cleandro non prese il titolo di Prefetto dal Pretorio, mentre ne esercitava il potere. Siccome gli altri liberti venivano dai loro diversi dipartimenti chiamati a rationibus, ab epistolis, Cleandro s’intitolò a pugione, come incaricato della difesa del padrone. Salmasio, e Casaubono pare che abbian fatto commentarj troppo vaghi su questo passo.
  3. Οἱ τῆς πόγεως πέζοι στρατιῶται Erodiano l. I p. II.