Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/79

si diedero a suonare con lena da invasati l'inno di Garibaldi.

Vi sono delle commozioni popolari che nessuna penna può descrivere — e noi, per parte nostra, rinunziamo ad esprimere quell'entusiasmo collettivo, del quale ogni singolo episodio fornirebbe un poema.

Il capocomico non trovava la via per andarsene dal proscenio. Egli si inchinava, piangeva, rideva, e da ultimo era rimasto impietrito colle mani in saccoccia.


IX.

— Presto! una camicia rossa! — gridava un giovane pallido e scarno aggirandosi fra le quinte.

— Carlo!... tu qui!... esclamò Eugenio Lanfranchi, muovendo incontro all'amico.

— Non si perda un istante... Io ho contato sulla tua parola, e vengo a reclamare la mia camicia rossa prima che il palco scenico sia invaso.

La prima donna che era presente a quel breve dialogo, corse nel camerino e ne uscì poco dopo con due camicie rosse, che offerse ai due giovani.

— Andate! — disse l'attrice ad Eugenio Lanfranchi — è forse il primo caso in cui un autore drammatico debba supplire la prima donna... Io vi presto di cuore il mio vestiario — voi me lo renderete dopo la recita.

— Non oso promettervi di riportarvelo intatto, rispose Eugenio sorridendo.

E i due giovani si presero ciascuno una camicia rossa, e stretta la mano dell'attrice, uscirono dal teatro per la scala riservata agli artisti.


X.

Qual mutamento di scena dopo quella giornata!

La città di... in proporzione de' suoi abitanti è forse quella che ha fornito a Garibaldi il maggiore contingente di volontari.

Un giorno, un'ora di entusiasmo basta talvolta a trasformare un'intera popolazione, a convertire un popolo scettico e sonnolento in una falange di er