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carrozza.


CAPITOLO II.

Nell'Omnibus.


I due interlocutori della finestra si stringono la mano e si separano. Quel d'essi che deve recarsi a Menaggio, tien dietro agli scienziati come un segugio che fiuti la preda, come un gatto che lasci liberi i topolini per ghermirli e straziarli. L'altro, prima che l'omnibus sia partito, corre al caffè delle Colonne, e tutto affannato riporta a quanti lo vogliono ascoltare gli strani discorsi uditi all'albergo del Leon d'Oro. La istoria delle due spie in meno di due minuti si propaga nella borgata. Nel punto in cui l'omnibus sta per partire, il cortile dell'albergo si riempie di curiosi.

Beati gli uomini di scienza! Distratti dalle meditazioni e dai calcoli, sedotti dalle ipotesi vaghe e indeterminate onde si edificano i loro sistemi, essi attraversano il mondo sulle ali della immaginazione, ignari dei pericoli che li circondano! I signori Zannadio e Frigerio montano sull'omnibus, si abbandonano beatamente colla persona sui cuscini elastici — l'uno meditando la ipotesi degli strati antidiluviani, l'altro fiutando ellebori colla fantasia, mentre una popolazione irata e fremente li fulmina di anatemi, e cento occhi da basilisco lanciano contro essi il veleno dell'odio e del disprezzo!

Guai se l'omnibus tardasse d'un minuto a partire! Il fremito dell'ira popolare è giunto all'ultima crisi... Quattro popolani stanno per avventarsi agli sportelli e afferrar per la coda del soprabito il signor Zannadio... Presto, conduttore! Una sferzata ai cavalli! Salvate due luminari della scienza, la cui morte prematura cagionerebbe infiniti disastri! Guai per l'umanità, se l'elleboro giallo crescesse ignorato sulle montagne della Valtellina! Guai per le generazioni future, se il signor Zannadio non giungesse a scoprire da quanti secoli venne in capo a Domeneddio di formare questa immensa palla che si chiama l'universo!