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CAPITOLO V.

Meneghini puro sangue.

Da tempo immemorabile, alla vasta città dell’Olona non erano affluiti tanti forestieri da tutte parti del mondo.

Nella casa di ospitalità dell’antico Lazzaretto, ove, fino dal giorno antecedente, han preso alloggio trentamila persone — nei quattrocento palazzi di ferro che gli Anziani della famiglia hanno fatto collocare nel Campo Ausiliario, non trovasi più una sola camera disponibile. — Tutti gli alberghi di lusso, tutti gli asili gratuiti riboccano di gente.

E dire che siamo appena al mezzogiorno, e dalle cinque ferrovie giungono ad ogni tratto nuovi convogli — e innumerevoli aerostati, immense arche natanti negli spazi del cielo, si librano a trecento metri di altezza sovra il porto Corsico, attendendo il segnale della calata.

I tardi arrivati, disperando di trovare alloggio, si accalcano nelle vie, o nelle sale da rinfresco. Il grande Caffè Centrale della Associazione Gnocchi, verso un’ora pomeridiana ribocca di uomini, donne e bestie d’ogni paese.

— Gran bel Milano! — esclama uno dei vecchi abituati del Caffè, il quale da cinque ore sta seduto in compagnia di alcuni buontemponi sulla porta di Occidente. — Gran bel Milano! Per me, ho giurato di non uscir mai