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tuto dell’Unione, accordando a tutti i cittadini i mezzi di esistenza a patto che lavorino, pretende altresì che tutti sappiano. Ma il sapere non è facile conquista — non lo fu mai — oggi meno che mai.

Eccovi, brevemente tracciato, il programma degli studi obbligatorii a ciascun individuo dell’Unione.

La lingua cosmica è la sola adottata nel pubblico insegnamento. Fra pochi anni lo studio di questa lingua sarà molto semplificato. Purchè i padri e le madri si facciano scrupolo di parlarla in famiglia a tutto rigore di grammatica e di stile, i figliuoli la apprenderanno naturalmente, si risparmierà il tempo e la noia degli esercizii scolastici. Ma i padri e le madri, nel 1977, risentono un poco dell’antica barbarie. La lingua cosmica non ha peranco distrutti gli antichi dialetti, e a Milano si odono ancora dei vecchi sessagenarii ricambiarsi il loro meneghino con qualche pretesa di municipalismo.

Lo studio della lingua cosmica fa dunque parte del programma scolastico. Il fanciullo l’apprende dai cinque ai sette anni. A otto anni egli ne sa quanto basta per comporre i suoi temi in prosa ed in versi, e sostenere un dibattimento improvvisato dalla cattedra di eloquenza.

Poichè tutta Europa parla in lingua cosmica, ne viene di conseguenza che lo studio d’altre lingue si rende superfluo. Se l’Asia o l’America vorranno intendersela coll’Unione converrà bene che apprendano a parlare come noi. Questa massima vanitosamente praticata dai francesi in epoca più remota, oggi è all’ordine del giorno in Europa.

Ciò fa sperare che fra un altro mezzo secolo la lingua cosmica diverrà praticamente la lingua di tutti.

Dagli otto ai quindici anni — il tempo che i barbari del secolo precedente sprecavano nel latino e nel greco — oggi viene impiegato negli studi matematici e filo-