Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/190


— 188 —


mata al giudizio, e la giovinetta, circondata dalle amiche, attendeva l’appello della matrona legale nella sala di aspetto riservata alle fanciulle. Nel di lei volto non appariva alcun segno delle interne agitazioni: ma quella calma sgomentava le amiche, e la buona Speranza ne era siffattamente allarmata che a stento reprimeva i singulti.

Al primo appello della matrona, Fidelia si levò in piedi e appoggiata al braccio delle amiche, la persona castamente avvolta nel peplo mattutino, si diresse verso la porticella che metteva alla tribuna.

Quella apparizione destò nella sala un mormorio di simpatia. I Seniori e gli Anziani si scopersero il capo, Il Gran Proposto e l’Albani rimasero al loro posto come impietriti. Sì l’uno che l’altro furono investiti da un tremito che pareva un presagio. Gli occhi di Fidelia. eretti al cielo, si irradiavano tratto tratto di una luce fosforescente.

— Abbassate la reticella vitrea!1 — ordina il Presidente Temporaneo degli Anziani ai meccanici di legge; — il risultato della testimonianza vuol essere decisivo; è necessario che la verità non venga pregiudicata da influssi magnetici o da altri poteri occulti.

— È vano! — rispose dalla tribuna la voce di Fidelia; — nessuna volontà umana potrebbe violentare il mio libero arbitrio. L’anima di mia madre è con me, e la menzogna non può uscire dal mio labbro.

Così parlando, la giovinetta sviluppò dal peplo il suo

  1. La reticella vitrea è un tessuto di materie coibenti, e si impiega nei tribunali civili e criminali ad isolare i testimoni, onde sottrarli alle correnti di fluido magnetico che potrebbero pregiudicare la libera espressione di un verdetto. È un apparato semplicissimo, tanto semplice, che un arguto lettore dal nome può formarsene un concetto approssimativamente veritiero.