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CANTO SECONDO. 47

XLI.


     Viene or costei dalle contrade Perse,
Perchè ai Cristiani a suo poter resista;
Bench’altre volte ha di lor membra asperse
324Le piaggie, e l’onda di lor sangue ha mista.
Or quivi in arrivando a lei s’offerse
L’apparato di morte a prima vista.
Di mirar vaga, e di saper qual fallo
328Condanna i rei, sospinge oltre il cavallo.

XLII.


     Cedon le turbe, e i duo legati insieme
Ella si ferma a riguardar dappresso
Mira che l’una tace, e l’altro geme,
332E più vigor mostra il men forte sesso.
Pianger lui vede in guisa d’uom, cui preme
Pietà, non doglia, o duol non di se stesso:
E tacer lei con gli occhj ai ciel sì fisa,
336Ch’anzi ’l morir par di quaggiù divisa.

XLIII.


     Clorinda intenerissi, e si condolse
D’ambeduo loro, e lacrimonne alquanto.
Pur maggior sente il duol per chi non duolse,
340Più la move il silenzio, e meno il pianto.
Senza troppo indugiare ella si volse
Ad un uom che canuto avea daccanto.
Deh dimmi, chi son questi? ed al martoro
344Qual gli conduce o sorte, o colpa loro?