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CANTO NONO. 303

XCV.


     Ma chi dà legge al volgo, ed ammaestra
La viltade e ’l timor? la fuga è presa.
Altri gitta lo scudo, altri la destra
756Disarma: impaccio è il ferro, e non difesa.
Valle è tra il piano e la Città, ch’alpestra
Dall’Occidente al Mezzogiorno è stesa;
Quì fuggon’ essi, e si rivolge oscura
760Caligine di polve inver le mura.

XCVI.


     Mentre ne van precipitosi al chino,
Strage d’essi i Cristiani orribil fanno;
Ma poscia che, salendo, omai vicino
764L’ajuto avean del barbaro tiranno,
Non vuol Guelfo d’alpestro erto cammino,
Con tanto suo svantaggio, esporsi al danno;
Ferma le genti, e ’l Re le sue riserra,
768Non poco avanzo d’infelice guerra.

XCVII.


     Fatto intanto ha il Soldan ciò che è concesso
Fare a terrena forza, or più non puote;
Tutto è sangue e sudore, e un grave e spesso
772Anelar gli ange il petto, e i fianchi scuote.
Langue sotto lo scudo il braccio oppresso;
Gira la destra il ferro in pigre rote;
Spezza, e non taglia, e divenendo ottuso,
776Perduto il brando omai di brando ha l’uso.