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CANTO QUARTO. 99

XVII.


     Sia destin ciò ch’io voglio; altri disperso
Sen vada errando: altri rimanga ucciso:
Altri in cure d’amor lascive immerso,
132Idol si faccia un dolce sguardo e un riso:
Sia 'l ferro incontro al suo rettor converso
Dallo stuol ribellante e in se diviso:
Pera il campo e ruini, e resti in tutto
136Ogni vestigio suo con lui distrutto.
    

XVIII.


     Non aspettar già l’alme a Dio rubelle
Che fosser queste voci al fin condotte;
Ma fuor volando, a riveder le stelle
140Già se n’uscian dalla profonda notte;
Come sonanti e torbide procelle,
Che vengan fuor delle natíe lor grotte
Ad oscurar il cielo, a portar guerra
144Ai gran regni del mare e della terra.

XIX.


     Tosto spiegando in varj lati i vanni,
Si furon questi per lo mondo sparti;
E incominciaro a fabbricar inganni
148Diversi e nuovi, e ad usar lor arti.
Ma di’ tu, Musa, come i primi danni
Mandassero ai Cristiani, e di quai parti:
Tu ’l sai; ma di tant’opra a noi sì lunge
152Debil aura di fama appena giunge.