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810Al varïar de le stagioni, or tempo
E’ di curar de le feconde agnelle
I già maturi parti, ora la falce
Chieggion sul campo le ondeggianti spiche,
Onde ricolmi gemano i granai.
815Di varie frutta e di fatiche abbonda
Il pomifero autun, che su gli aprici
Colli a più tardo sol l’uve matura.
L’inverno arriva, e non però del tutto
Sterile anch’esso, e inoperoso; al torchio
820Spremonsi allor le pingui ulive, onusto
Di corbezzole è il bosco, e lieti a casa
Tornan di ghiande satollati i porci.

     Pendono intanto i pargoletti figli
Dal collo al genitor; nido è la casa
825Di pudica onestà; le lattee poppe
Stendon le vacche, e su gli erbosi prati
Scherzano lieti, e colle basse corna
S’urtan cozzando i teneri capretti.
Egli fra l’ozio e il culto pio divide
830I dì festivi, e co i compagni suoi
Steso su l’erba a i sacri fuochi intorno
L’ampie tazze corona, e a te su l’ara
Versando il vin, te buon Lenéo, da prima
Supplice onora; indi a i guardian del gregge