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possa granfatto sorprendere o dilettare, ma perchè raramente, se non v’è in ciò qualche merito, io non oso promettere altro compenso.

Che se pur dopo ciò fossevi alcuno che o supponendomi troppo modesto, o mosso appunto, e colpito da questa singolar novità d’un autore che mette egli il primo in discredito la sua fatica, entrasse quindi in maggiore curiosità di esaminarla egli stesso, e chiarirsene colla esperienza, il faccia pure in buon’ora, se così vuole, ch’io se non altro avvertendolo mi sarò messo a riparo de’ suoi lamenti: di questo solo io lo prego, che avendo egli il coraggio di cimentarsi a suo rischio, abbia ancor la pazienza di ascoltar prima poche e brevissime riflessioni ch’io reputo per lui non meno, che per me necessarie, e senza le quali ei rischierebbe leggendo di essere un po’ troppo presto, e forse più ch’io nol merito, della mia opinione.

La differenza di stile, che passa tra i due poemi l’epico dell’Eneide, e il didascalico delle Georgiche, è quella appunto che passa tra i due lavori di un magnifico arazzo tessuto a grandi figure, e di una veste leggia-