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cristina albertina di curlandia 379

stava a preservarla dalle volgari tentazioni della vita, e sempre più si assorbiva nelle sue astruse letture. Dalle acque di Saint-Sauveur, in quell’anno, scriveva ad un amico, che stava rileggendo il suo preferito Ossian, e diceva: «L’Ossian compendia tutto il mio piacere. Questi pensieri sono così eguali ai miei, che non mi posso liberare dalle stesse visioni. E non tarderò, se rimango ancora per qualche tempo in questa solitudine, a diventare ancora più fantastica.»

E lo provò ben presto, col rimaritarsi al visconte Giulio Massimiliano Thibaud di Montléart, appena auditore al Consiglio di Stato. Ei la sposò per ambizione dell’alto parentado, ma la cosa per allora gli riuscì una delusione, poiché tale matrimonio spiacque assaissimo alla Corte di Dresda, e più a quella di Sardegna; anche perchè la madre di lui era stata dama di palazzo della contessa di Provenza, sorella del Re; perciò quel matrimonio non fu per allora pubblicato.

Le speciali condizioni della famiglia di Carignano e l’esilio dei Savoia, aveva reso impossibile fino allora al Re di Sardegna di ritirare presso di se Carlo Alberto, divenuto l’unico giovine rampollo della famiglia; ma il desiderio di Vittorio Emanuele I era ornai quello, diviso anche dalla principessa Albertina, lusingata dal pensiero di vedere il figlio al posto che infine gli spettava. La Restaurazione venne in buon punto per sistemare la cosa. Radunatosi nel 1814 a Parigi il Congresso delle potenze alleate, la Principessa di Carignano pregò il rappresentante del Re di Sarde-