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genza. Il 14 maggio 1680 Vittorio Amedeo compiva i quattordici anni, e diveniva maggiore per legge. La Duchessa, consigliata, aveva molto addolcito il suo contegno col figlio, che però non si lasciava commuovere dalle apparenze. Essa, alla sua volta, voleva celebrare quell’anniversario con più pompa e splendore del consueto, ma nulla più, nessuna concessione essendo disposta a fare di buon animo. Fu dunque ben lieta allorché quel giorno, dopo che il giovine Duca fu dichiarato maggiore, ei la pregò, a seconda di quanto era stato fissato dai Ministri e dal suo governatore, di continuare le di lei cure come capo del suo consiglio; ed in ricambio essa si lasciò persuadere a concedergli qualche po’ di respiro circa il matrimonio con l’infanta di Portogallo.

Nel febbraio susseguente Vittorio Amedeo, che apparentemente era in grandi tenerezze con la madre, le fece formale e pubblica promessa di partire pel Portogallo fra diciotto mesi. Ma nè il popolo nè i parenti volevano quella partenza; e siccome i francesi, a causa di certe piccole insurrezioni scoppiate qua e là, avevano occupato Casale e Pinerolo, sotto il pretesto altre volte usato, sotto la Reggenza della prima Madama Reale, di garantire la Duchessa, alcuni nobili piemontesi, interpretando il pensiero generale, suggerirono al Duca di prendere nelle sue mani più ferme le redini dello Stato, di scuotere addirittura, una buona volta, il giogo francese, e non andasse, gli dissero, «a cercare altrove dei sudditi, che per certo non ne trovereste dei più.... mansueti di noi».