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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 3 Scala: qualche buffetto di là, qualche buffetto di qua; una dolce tiratina d’orecchi a Tizio, ed un lieve ganascino a Sempronio — malva!, malva!, malva!... Nè il breve sussiego dell’ufficiale Lombardia, nè le bacchiche escandescenze del Piovani, nè la critica alT olio di fegato di merluzzo del Pungolo, mi valgono a persuadere del contrario. Ai signori critici ed al colto pubblico darò un esempio: Siete invitati a pranzo da un ricco epulone, il quale ha fatto acquisto delle più rare e squisite ghiottonerie del mondo: i fagiani ungheresi, il pan-duro di Roma, i salami mantovani, le sfogliate toscane ed i filets-de bœuf, le ostriche, i rombi, le orade, ecc., ecc., tutto, tutto è della miglior qualità possibile; i vini sono sceltissimi (avviso all’egregio Rovani), i dolciumi fanno venir E acquolina in bocca al solo vederli: insomma è una vera benedizione di Dio!... Vi sedete a tavola con un appetito dei più formidabili.... mangiate.... e ohimè!... tutto è insipido! freddo! perfino nauseante!... le salse lunghe, lunghe, come il brodo dei seminani; di più fra una portata e l’altra passa tanto e tanto tempo, che quasi v’addormentate!... Di chi è dunque la colpa?... Forse di quel vostro anfitrione che ha speso somme enormi per acquistare quanto di più prelibato v’era sul mercato?... forse del carbone dei fornelli?... forse della forma delle casseruole? — Oibò! oibò! (siete voi che rispondete); la colpa non può essere, e non è che del cuoco!.... del cuoco che non ha saputo cucinar bene e mettere in rilievo il gusto de’vari manicaretti, del cuoco che fu così lento nel servire i piatti che arrivarono in tavola freddi, del cuoco che non cucinò appuntino le carni, i pesci, ecc. Mò bravi, signori miei, avete ragione. 7 0 7 O Mettiamo al posto d’un bel fagiano la Fricci, al posto del pan-duro di Roma il Tiberini, a quello dei tortellini bolognesi la Pozzi-Branzanti, a quello de’salati mantovani il mio buon amico Collini, ed al posto delle squisite acquavite viadanesi l’altitonante Maini, e così via fino alle salse che rappresentano i cori, l’orchestra, il vestiario, ecc., ecc. Tutta questa è roba buona!... può darsi che ad un artista non si adatti troppo la parte, ma in fin dei conti quando si è Tiberini, momenti felici d’ispirazione e di canto se ne trovano sempre. I cori hanno voci potenti, belle e fresche: appartengono per la maggior parte a quelli oramai famosi del teatro Comunale di Bologna: e così pure i professori d’orchestra scritturati in sostituzione ai nostri buoni amici, che quest’anno giocarono ai capricci!!... (Pur troppo il noto e vecchio adagio «nessuno è indispensabile a questo mondo» s’applicò anche ai renitenti alla leva d’orchestra 1870-71; ed i nuovi artisti non sono da meno dei vecchi, in quanto che diedero prove del loro valore in altri primari teatri). Come va dunque che con tutto quest’assieme, innegabilmente buonissimo, con scene e vestiario sfarzosi, magnifici, V Africana ebbe un successo de’più glaciali? la musica apparve noiosa, lunga, slegata?! povera Africana! guai a te se ti presentavi in tal modo per la prima volta!.... potevi dormire addirittura il sonno eterno, senza ricorrere all’ombra del Manzanillo. Di chi la colpa? — Del cuoco, diamine, di nissun altri che del cuoco — ed il cuoco del teatro della Scala è il signor maestro Terziani. E qui cade acconcio il dire finalmente questa benedetta verità vera! E si può e si deve dirla ad un egregio maestro come è il sig. Terziani, il quale da artista coscienzioso e che ama e rispetta troppo Tarte si persuaderà che il matto non è poi tanto matto!!... L’essere maestro e profondo conoscitore di musica, non implica la qualità di direttore d* orchestra: il signor Terziani è un buon maestro certamente, conosce profondamente l’arte, ma non è per questo il direttore d’orchestra che vuoisi in un teatro di tanta importanza come la Scala. Le qualità necessarie per essere un buon direttore e concertatore sono tali e tante che difficilmente si riscontrano in una stessa persona: due soli hanno fama grandissima ed incontrastabile e sono il Mariani ed il Costa: altri pure brillarono di vivida luce, ma non ebbero campo di misurare le loro forze in teatri di primo ordine e con mezzi potenti, come ad esempio (per non citarne che due): il Bassi, direttore e concertatore, ed il Fumi, direttore; il primo è oggimai naturalizzato russo, e l’altro ebbe il talento di fare quattrini in America, ed in breve tempo. Le qualità positive del signor Terziani non compensano le sue qualità negative che sono: incertezza nell’attacco dei tempi, coloriti insignificanti, mancanza assoluta di brio: i tempi o larghi e slombati, o troppo stretti e precipitosi; non mai raggiunta T interpretazione intuitiva!... epperò fallito T effetto ideato dall’autore!... Gli artisti sono completamente abbandonati a sè stessi, giacché il Terziani legge continuamente la partitura, o si sbraita a destra ed a mancina in movimenti marcatissimi, mentre la bacchetta segna circoli viziosi, in modo che pare un vascello sbattuto dalle onde di un mar procelloso. Questo movimento ondulatorio è causa principale dell’esecuzione incerta, bislacca, senza efficacia che si ode da qualche tempo alla Scala. Qualcuno mi citerà le famose 16 battute all’unisono!... e gli applausi ed i bis con cui vennero accolte. Mettiamo per un momento che T effetto prodotto da queste battute sia tutto merito del direttore: ma signori miei, per sole 16 battute riescile bene, mette il conto di udirne delle migliaia riuscite male?... Felici voi se vi accontentate di così poco!... Ma non si può ammettere che un effetto puramente acustico, immancabile quando v’è un certo numero di buoni archi, sia merito speciale del direttore: il primo dilettante di musica che capiti in teatro, può andar francamente a dirigere le 16 battute!.... perfino il povero matto è certo di fare un bis!... forse il primo e l’ultimo in vita sua. Queste parole, il so, mi susciteranno contro rancori grandissimi!... recriminazioni interminabili!... lo so, lo so, e mi aspetto che il dottore venga a legarmi come un... salame. Ma vivaddio, matto fin che volete, ma senza peli nella lingua: la verità vera si dica finalmente una buona volta!... Il nostro teatro della Scala rappresenta interessi troppo vitali, troppo generali, perchè non se ne debba parlare seriamente: non basta il