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raccogliere le antiche opere di musica, per conservarle diligentemente, ed aumentarle ognora con nuove produzioni, facendo anche con ingenti spese ampia raccolta delle più recenti. affinchè codesti ben ordinati tesori non restino ignoti, ed occulti agli artisti ed amatori dell arte. Con questo mezzo apresi una vantaggiosa fonte tanto all’indagatore delle cose musicali, quanto al giovine artista, che sente in sè stesso la vera vocazione allo studio della musica, cui viene appianata la via di conoscere classiche di tulli i le opere facilmente tempi. L’I R. non meno Biblioteca di Colle possedeva delle Biblioteche di Berlino, Bologna, zia, Monaco, Parigi, Praga, VeneZvickau, ecc. un ricco fondo di opere musicali e scritti, da’ tempi più remoti sino ai nostri, ma questa massa non era ordinata in guisa che alcuno [totesse formarsene una vera idea. L’estensore quindi di queste notizie dall’anno 4 820 sino al 1825 nelle ore di sua libertà, per amore dell arte, ed a propria istruzione, si accinse a collazionare le opere a lui note della letteratura, ed elenchi musicali coi cataloghi di quell Istituto Imperiale. Per questa via alquanto faticosa riuscì lilialmente a conoscere tutto ciò che contiene quel corpo giga ni esco. Allorachè nell anno 1826 S. E. il Nobile conte Dietrichstein, munificentissimo mecenate e cultore delle scienze ed arti, ebbe 1 incarico di presiedere alla Direzione di quest’istituto, diede tosto ordine di formare un ragionato elenco delle ivi esistenti opere musicali. Prese inoltre la determinazione di aumentarlo tosto coll incorporazione del sino allora inaccessibile Archivio dell I. R. Corte, e di arricchirlo in seguilo d anno in anno coll acquisto dei più pregiali capolavori d’arte. A quest’uopo cooperò col massimo zelo il Vice-direttore di quella Biblioteca, il rinomato scrittore, classico compositore e consigliere di Corte, il Nobile sig. Ignazio Francesco Mosel. Cosi si formò la presente raccolta di musica, ordinata secondo le proporzioni di quella località, la quale se non supera le già note e rinomate raccolte di questo genere, cecamente non è seconda a nessuna. Il contenuto di questa trovasi in venti minori armadi! • i quali sono sparsi nella grandiosa sala, e di cui quattro ne formano un gruppo, ove codeste opere sono diligentemente custodite. O 1 • • Esse sono divise: -1.) Letteratura della musica*, 2.) La musica antica consistente in opere stampate di vario genere:, 3.) La musica di Chiesa: 4.) La musica di camera: 5.) Le Opere teatrali e cantate profane) 6.) Gli Oratorj e le cantale sacre) 7.) La raccolta privata dell’imperatore Leopoldo I per la maggior parte consistente in Opere teatrali; 8.) Originali. La prima classe conta 1700; la seconda 2020), la terza 1300; la quarta 800) la quinta 1568; la sesta 244) la settima 480 e l’ottava ne conta 500 esemplari. In lutto volumi 8612 e puntati;. Alfine di <lare poi agli amatori dell’arte un’idea più circostanziala del pregio di questa raccolta, credo, per interesse del lettore, conveniente di segnare i nomi dei principali e più rinomati autori delle opere ivi contenute. I. Nella letteratura di molte, ed estremamente rare opere stampate, io per cagione del ricco materiale, annovero soltanto i nomi dei più accreditati scrittori, li quali vissero, ed operarono nel secolo XV. XVI. XVII. cioè: A. Burlius, S. Th. Theodoricus (Dietrich). M. A. Raselius, Fr. Bocchi. F. Osio. L. Lossius. S. Hafenrefer, Martin Agricola. Job. Lainpadius. Orontius Fiueus. Jos. Walther, N. Listenius. R. Schlick. W. C. Printz, Seb. Virdung. O. Tigrini. A. Bonelli. Fr. Gallici. M. Mei, M. Rosvvick. Ilerm. Fink. Nik. Wollicus. P. Ponilo, Guil. Guerson, Olimi. Luscinius (Nachtigall), Joannes Paduanus, L. Dentice, Bl. Rossetti, epe., ecc. Dei più rinomati autori del secolo XVIII e XIX, trovatisi li migliori scritti di ogni genere. Riguardo ai manoscritti che trattano della musica, basta leggere dalla pag. 147 alla 151 i supplementi alla letteratura musicale di C. F. Becker. Le più antiche opere che trattano di materie miste, fia cui si trovano le più stimale e rare edizioni, particolarme.ille quelle di Pétrucci, (piali primi monumenti della stampa musicale contengono i nomi seguenti: C. IL Abel, G. Abondante. A- Aguzzali, Agostini, Alex. Agricola. G. Aich.inger, Cosmas Aiderions, Bl. Anion, G. Ancina, F. Anerie. C. Antegnali, J. Arcadelt. C Ardesi. G. Arnold. G. Anioni, G. M. Asola, L. Balbi, V. Bacfarcus, B. Balelti, Baltazarini, J. Bamvart, M. de Barberiis, O. Bartolini, ecc., ecc. (Sarà continuato’). PROGETTO IUTA 1T7O7A RIFORMA MUSICALE (Continua;ione, Vedi il A. 18). Ti ringrazio dcH inleresse. che prendi in ciò che mi riguarda, ma non vedi mio caro Lorenzo che sarebbe un far perdere il tempo agli scolari insegnando loro la musica secondo la mia nuova maniera? Ti diri) anzi che. più d’uno, conoscendone la facilità, m’esternò il desiderio d’impararla così, ma dovetti mio malgrado ricusarmi. La difficoltà di mandarla ad effetto consiste appunto nel non poter principiare dal poco, come succede (piasi in tutte le cose. Si tratta d’un linguaggio unico al mondo, c per cambiarlo non basta ccrlamente un solo, rilalia, la quale riorità sopra le maestra, c sarà Basterebbe forse se quest’uno fosse se conserva nelle belle arti la supealtre nazioni, in musica si può dir tale finché il suo cielo sarà così bello, c sereno come lo è in questo momento che scrivo. Un Bossini solo basterebbe per dar questo vanto all’Italia, c pure ve ne sono altri il cui nome nc forma l’elogio. Un Raimondi, l’Italia non ebbe mai un contrappuntista più distinto, cd ogni elogio è inferiore al suo merito. Un Donizclli; non ormai angolo dell’orbe terracqueo che non conosca, cd apprezzi le sue opere, e forse, accade sovente che il mondo intero musicale si bei a un tempo delle produzioni del suo fervido ingegno. Che dirò d’un Merendante che tanto meritamente occupa, successore del celebre Zingarelli, il più luminoso posto in Italia, come direttore del R. Collegio di Napoli? D’un Vaccai che, non mcn di Merendante Napoli, onora questi Milano, censore dell’L R. Collegio? D’un Pileini che sorge a nuova; vita dopo una tregua di 10 anni c più, c trova ani cura nuove e vaghe cantilene che aggiungo!) lustro i alla sua fama? Mi resterebbe adir di Bellini, mio caro condiscepolo; ma e chi non lo conosce? Egli non è più! venne ultimo fra questi, ma tale non si mantenne in in rinomanza. Scrisse poco ma dettalo dal cuore, breve tempo toccò anch’egli l’apice della gloria. Se dunque. l’Italia non solo conserva la riorità in musica, ma forse non ebbe mai ria, sebben pochi anni addietro avesse a Cimarosa, Paesiello, Guglielmi, Fioravanti, sua supclaiita gloluminari i c Generali, potrebbe benissimo colla sua approvazione introdurre una riforma nella scrittura musicale. Alcuni son d’avviso che non vi sia questo bisogno, e chi volesse dire un preciso bisogno non c’è davvero, giacche per tanto tempo s’è capita la musica com’è scritta, si capisce c, si capirà fin Dio sa (piando. Qui però non si tratta di vedere se vi sia o no bisogno di riforma; ma bensì se nella maniera attuale di scriver la musica vi sia nulla a ridire, e se fosse possibile scriverla con maggior chiarezza c leggerla per conseguenza con maggior facilità. E prima di tutto mi convicn dire che non approvo affatto l’opinione di coloro, se pur v’è alcuno, che nella vana lusinga che possa un giorno introdursi l’uso dei «piarli di voce, trova questo mio progetto un impedimento alla progressione della musica. La ristrettezza del foglio non mi permette trattenermi a lungo su questo particolare; onde, mi limiterò a dirti che un Paganini, a cui di buon grado avrebbe ceduto Orfeo, o per meglio dire superò col fallo quanto han saputo immaginare di squisito i poeti, si rese, nell’epoca più luminosa della musica, l’ammirazione dellEilropa universa senza questi benedetti (piarti di voce, clic formerebbero l’impossibilità della esecuzione. Non si può negare che in astrailo non presentino ima esattezza maggiore, giacché per un supposto il /li diesis non è sempre identico al sol bemolle; ma dove c’inoltreremmo noi volendo stabilire questa differenza? Sento dire da certi schifiltosi, o dirò meglio rigoristi musicali, che per fortuna son pochi, che i Greci conoscevano questi (piarti di voce. Sarà, non lo nego, ma l’han poi messi in pratica? Non lo sappiamo di cerio, c se alcuni de’ più celebri ne han parlato, fu a quanto pare unicamente per dare altrui ad intendere che la musica loro era più sublime della comune. Di quei sommi clic ci han lasciate tante opere e di letteratura c d’arte, non si conosce una sola opera in musica, dal che se ne potrebbe dedurre che in musica non fossero mollo esperti; e so è vero, come non è da mcltersi in dubbio, che i Greci non conoscessero punto l’armonia, parlo d’una simultanea unione di suoni, (piai norma prenderemo da loro? La melodia sola potrebbe ammettere i (piarli di vóce, e ancora Dio sa con (piale effetto, poiché il bello della musica non consiste in andar strisciando per (piarti di voce; ma c mi burli, mio caro Lorenzo, li pare che quand’anche effelto se nc potesse ricavare, si potrebbe mai mettere a confronto con una buona disposizione di parti, e con un bell’impasto d’armonia unita ad un bel canto, e con (pie’ pezzi in somma de’ nostri grandi maestri, che (piando son bene eseguili ti producono effetti da trasportarli lassù dove Petrarca rivide Laura? Soggiungon peri) que’ tali rigoristi che anche 1 armonia poi) ammettere i quarti di voce, c che anzi da questo potrebbero sperarsi nuovi effetti, ad allargare per conseguenza il campo alla musica. Al che risponderò brevemente che lasciando da parle I immensa difficoltà che presenterebbe il dover cambiare tulli i slromenti a fiato, c i Pianforli, il dover trovare altri sette nomi per la nuova divisione delle 7 prime note, cd accrescere a mille dopj»j le difficoltà della musica, non so con qual precisione i contrabbassi in particolare ci farebbero sentire questi (piarti di voce, e nel tutto assieme tanta varietà di suoni come, potrebbe, con quella prontezza che si richiede, giunger distinta c determinala al nostro orecchio. Non la finirei più se volessi continuare su questa materia, e in’avvedo intanto che per non abusare della tua bontà mi convien finire; onde riserbo a miglior tempo il farli veder più chiara l’impossibilità di questi (piarli di voce, ed il misi alla fine del primo foglio. Genova 12 dicembre 1813. provarti quanto proAddio. Maurizio Sciorati.