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- 189 - o1 MIIffl MUSICALE ANNO III N. 46 DI MILANO DOMENICI 17 Novembre 1344. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scella musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in i.“ di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica misióai.e. — Per quei Signori Associali che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N’. 2i)ii0 pezzi di musica, dal (piale possono far scella di altreltanli pezzi corrispondenti a A. 150 pagine, e questi vengono dati yratis all’alto che si paga I’ associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Veggasi I’ avvertimento pubblicalo nel Foglio N. 50, anno 11, 1SL3. La musique. par des inflexions vives,accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, remi tous les objets. soumet la nature entière à ses savantes imitations et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen- mensilmente, e franca di porto ai diversi eori npondenli limenls propres a l’émouvoir. • dello Studio /lic.ordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso ll’llicio J. J. IIousskji;. (iella Gazzetta in casa /ìicordi. contrada degli OmeTI prezzo dell’associazione alla Gazzetta e alla Musica è di elTcltive Austriache L. 12 per semestre, ed effettive Austriache L. li affrancala di porlo lino ai contini della liliale. — La spedizione dei pezzi di musica viene falla pi, ere. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARI 0. I. I. IL Teatro alla Scala Ermemjarda del maestro Sanelli. - II. Sullo sialo attuale della Scienza teorica della Musica. - HI. Bibliografia. Sei Sludj caratteristici per Violoncello con aceoinpagnanu nto di Pianoforte, di Seliginanu. IV. Gazzettino settimanale di Milano. - V..Notizie. - VI. Altre cose. VII. -.N’lOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI, I. R. TEATRO ALLA SCALA ER1UENGAHDA melodramma di Pietro Martini ed eseguilo (latta signora GirMÌt# c dai signori GuftSCO f.TI<tritìi, ccc. u qui più d una volta ripetuto flLfléclie la critica spassionala non dee lasciarsi imporre nè dai 1 un,°ri, nè dai battimani, nè segni di biasimo o d’approvazione, che possono apparire in alcuna parte degli spettatori. Il pubblico sa che coloro che più si fanno sentire son quelli che meno intendono: accade altronde si di frequente di udire esaltate le cose più ovvie ed immeritevoli, e di veder inosservate quelle, a cui sarebbero più dovuti gli onori, che le manifestazioni le più clamorose hanno perduta ogni loro autorità nell’opinione degrintelligcnti. Chi poi penetrando nella nostra platea osserva come d ordinario la parte più tranquilla ed assennata è in assoluta opposizione colla più fervida e turbinosa, vede qual calcolo debba fare di quell escandescenze delI entusiasmo che si dileguano e s ammutiscono dopo poche sere, e colf uso del1 esperienza e della ragione procura di far argine all opera del fanatismo die fu mai sempre il padre di tutti i Narcisi, che furono e che sono il detrimento delle nostre scen e. Noi non sogliam (piindi correr dietro a quei giornali che, rendendo pubblico l’esito degli spettacoli, credono sdebitarsi dell’obbligo loro col riferire quali furono i pezzi applauditi, quali i riprovali. Ognuno s è ornai convinto che coloro che s appigliano a questo partito non sorto che blalteratori, i quali mal saprebbero portare un giudizio da sè. Qualunque sia per essere, noi all incontro vo’diam dir franca la © nostra opinione^ e perciò il gentile lettore non vorrà sorprendersi se ci vedrà qualche volta lodare ciò che il pubblico non ha lodalo, biasimare ciò che il pubblico non ha biasimato. Noi siam di quell! che s’assidono sulle ultime sedie del teatro, e che odono e sentono senza far chiasso. Valendomi dunque di quella indipendenza eh è la prima base d ogni critica ragionata, mi permetterò di dire che il pubblico del nostro gran teatro non ebbe la sera di domenica scorsa tutta quella freddezza di contegno eh è necessaria a ben apprezzare il lavoro d un giovane compositore: diede in applausi alcuna volta che avvia dovuto tacere, e tacque alcun’alIra che avrebbe dovuto applaudire. Dii permetto di fare quest osservazione innanzi tutto, perchè è bene che il giovine compositore non abbia ad illudersi sul vero merito delle varie parli che costituiscono 1 opera sua, e perchè non abbia a ricevere come danaro sonante tulli i clamori che gli hanno lusingato forecchio. Del resto son lieto d’aggiungere che alcuni traili furono giustamente applauditi, e che in complesso il suo lavoro larve anche ai più schivi la concezione d un talento positivo e reale, sebbene, come diceva un mio amico, inauchi esso ancora di quello sviluppo che non si può ottenere se non cogli anni e colla pratica. Intanto egli possiede a quest’ora d‘ incominciamento ciò che gli altri non raggiungono che dopo lunga pezza di carriera, ìa conoscenza de* mezzi strumentali e d buon amalgama dell orchestra. Ila un carattere proprio che non imita nessuno, almeno troppo al discoperto, e questa nelle arti è qualità che vuol essere valutata quand’anche il carattere non sia interamente irreprensibile. Altro pregio che non vuol essere dimenticato è quello d’essersi in qualche modo scostato da quanto finora si credette da molli inviolabile, cioè da certe forme di convenzione, da certi modi di costruzione, dall’uso continuo delle cabalette, le quali, se sono preziose, adoperate con parsimonia e discernimento. divengono fastidiose ed inviliscono 1 arte, usale colla continuità di certi noti sistematici caba.letlisti. che non posero mente ad altro che a secondare le loro più facili inclinazioni. Due difetti mi parvero però in lui da notarsi: quello di non abbastanza secondare col ritmo musicale il ritmo poetico^ e di non esprimere col colore della nota il colore naturale della declamazione. Il primo inceppa di durezza il suo canto; il secondo raffredda e distrugge ogni buon effetto drammatico. Le parole de suoi versi sono costrette a perdere ogni cadenza sotto la violenza di frasi musicali. die procedono con diverso andamento: dei suoni è rare volle figliala dia della poesia si direbbe la musica era falla prima, e la melodia dalla melotalora che rote furon sottoposte dopo per far dire qualche cosa ai personaggi (’he dovevano cantare:, il che, ne son persuaso, non è sicuramente. Un simile diletto, che è comune ai compositori stranieri, fa un po di senso in un maestro italiano. Egli s e dimenticato che una delle principali cagioni che rendono la nostra musica supcriore a quella degli altri popoli è la perfetta consuonanza della frase melodica colla frase poetica, e quindi il simultaneo e concorde procedere del ritmo musicale con quello della poesia. E uno dei primi elenienti del be canto italiano, il cui ritmo poetico, essendo sovra gli altri melodico, prestasi squisitamente alla Unente successione dei suoni. Quel che rende cosi caro all orecchio ed all anima i recitativi, le frasi ed i cantabili di Bellini non e che questo felice accoppiamento, in cui, può dirsi con tutta franchezza, eli egli fu superiore a lutti i moderni compositori. Il signor Sanelli potrà quindi vedere in Bellini e ne’ migliori esemplari italiani come si possa conseguire questa pregevole qualità } e vedrà nello stesso tempo come dal più al meno in tutte le produzioni di quel ddicatissimo ingegno sia soddisfatta la ragione drammatica, la (piale, tra 1 altre cose, richiede che in lutti i movimenti di dialogo concitato e di forti passioni non abbia ad èssere sospesa la parola del cantante con intermezzi strumentali, che tolgono ogni vita all’azione. Il maestro deve aver presente che la parte prima del melodramma è nel cantante, e che il dovere maggiore dell armonia è quello di secondare la melodia conformandosi in tutto e per tutto allo sviluppo drammatico. Infatti ove questo principio fosse stalo osservalo, sarebbe sicuramente meglio scena sellima dell allo secondo, nella quale Jbr f/iengarda.. sorpresa in colloquio con Farvaldo da Carlo e Desiderio. è nella massima necessità di distruggere il sospetto da essi concepito di un colpevole convegno, In