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- 183 A RIAMALI A A ASSO notazione II! Gio. Simone Mayh. (Sarà continuato). Cantata di Giuseppe 1 edizione de- medesimi, i©: brità per il nuovo metodo da lui inventalo onde apprendere in poco di tempo il canto ecclesiastico. Infatti quel felice ritrovato, per cui in pochi mesi si apprendeva più che. prima di esso, nel corso di tanti anni, destò tanta meraviglia, che il Pontefice Giovanni XIX lo chiamò a Roma: ed avendogli Guido presentato il suo nuovo Antifonario, apprendeva egli a cantarne un’Antifona prima di levarsi dalla sua sedia. Divulgatosi questo fatto, ne voltò la fama per tutta 1 Europa, e i suoi confratelli tedeschi. gloriosi che un tale rnaraviglioso metodo fosse invenzione duo monaco dell’ordine benedettino, I’ introdussero ne’loro monasteri, e lo propagarono per tutta l’Alemagna. Anzi vuoisi da alcuni scrittori, che Guido stesso invitalo dal vescovo di Brema avesse ivi insegnato in persona, lo che però venne confutalo dali’Angeloni (•’). Le opere musicali che però incontrastabilmente appartengono a Guido, come asserisce Fétis, sono; 1." 11 Micrologo, preceduto d una lettera a Teodaldo, vescovo d’Arezzoj 2.° L’Antifonario con due prologhi, l’uno in versi, e l’altro in prosa, contenente regole di musica, e di canto: 3.° La lettera al monaco Michele suo amico, in cui gli espone, e gli consiglia la maniera di dirigere gli studj del canto e della musica^ 4." Un piccolo trattalo intitolato De seuc motibus vocimi a se invicem» in 43 versi esametri. Ma non restò lungo tempo pura la fonte Guidoniana, poiché verso il fine dell’XI secolo fu introdotta la pedantesca Solmisazione assieme al martirio della mutazione. e per darle maggior credito venne attribuita all innocente monaco Aretino. Intanto che il prosaico Canto-fermo si moveva all unisono, ed a lento ed equabile passo non misurato, e timidamente usando dell indicala Diafonia si può asserire con fondamento che la musica mondana nelle canzoni popolari sia stata misurata, perchè appoggiata al ritmo della poesia, il quale ritmo doveva essere ancora più marcato nelle danze caratteristiche e variate della nazione. Siccome poi queste canzoni e balli non potevano essere ovunque divulgati per tradizione, è ragionevole cosa di supporre che venissero inventati ben presto de segni, che posti sopra le cinque linee tracciate indicassero nel medesimo tempo, oltre le varie intonazióni, anche le giuste misure e durala de’ suoni. L’epoca dell invenzione di questi segni, o notazione musicale, non può essere precisata, per mancanza di documenti: egli è però certo che ha avuto già origine prima del secolo XI poiché Francone, nelle sue opere scrìtte dal 4033-80. 4.° Ars contas mensurabdis: 2. ’ Compendium de Discanta tribus capitibus. di cui esistono vari manoscritti (-), dichiara egli stesso d aver composto quelle opere ad uso de copisti, proponendosi di raccogliere ciò che altri autori scrissero di buono ed utile sulla (I) V. Monografia di Guido intitolala u Sopra la Vita, le Opere cd il Sapere di Guido d’Arczzo, rcsloratorc delle Scienze e dcU’arlc Musica. - Parigi. 1811. (2) Quello della Biblioteca Ambrosiana di Milano fu promulgalo da Gcrbcrl nella citala opera Scrip. de musicai licci. Anzi il sig. Pòlis ha divisalo, confrontando li varii manoscritti, che possiede di quest’opera, c collazionandoli con alili che esistono nelle più rinomale Biblioteche, c coi Connnenlarj che furono in varj tempi pubblicati su questi trattali, arricchire la sua storia di musica con una nuova, corretta cd ampliala musica misurata, correggendone i loro errori, e promovendo il progresso della musica in Germania con ciò eli* egli ag•. OD giunse ed inventò di nuovo (>). E questo Francone. generalmente creduto primo inventore delle ligure e note musicali, (perchè, come dicemmo, sono incogniti gli scritti de’ suoi predecessori. e forse ancora da dissotterrarsi in qualche biblioteca) era di nazione tedesca. abbenchè altri lo volessero nativo di laiegi, ed il P. Martini (storia della musica) parigino. Trithemius lo intitola ’Teutonicus^ cd egli stesso ne dà la più evidente prova scrivendo in principio della sua opera: (Compendium de Discanta) Ugo Franco de Colonia^ ecc. Dopo di questo autore non troviamo che altri scrittori si occupassero del canto misuralo e dello sviluppo dell armonia, perchè quelli che ci restano (come (Guglielmo dllirschau. ecc.) si occuparono soltanto del canto gregoriano: certo si è però che al tempo di Rodolfo di Amsburgo, fondatore della dinastia austriaca (1279-80) la 1 armonia, prima inventate in erano di già divulgate in altri paesi d Europa. Imperocché Fétis, nella sua Biographie Universelle des Musiciens. cita un manoscritto del 1487, contenente due trattati } 1 uno delle regole del Discanto (armonia e contrappunto) usato in quei tempi, parte in lingua romanza, e parte in latina, con tre pezzi di musica a due, e tre voci} e l’altro d’un gran numero di mottetti singolari a due voci, di cui luna canta 1 aria e le parole d una canzone francese, mentre l’altra l’accompagna con parole latine dell antifonario e del graduale (1), ed inoltre promette di promulgare un altro manoscritto del 4226 contenente tutte le regole della musica misurata dei mottetti e delle canzoni francesi a tre voci. Eccoci giunti all’avventurata epoca, in cui dall Imp. Rodolfo l.“ ebbe principio la presente illustre dinastia austriaca, sotto il di cui scettro mite e religioso per quasi sei secoli 1 arte della musica ebbe o^iiora o particolare coltura e protezione, come vedremo nei successivi articoli. (1) h Proponhnus ergo ipsain ineiisiirahileni musicali! sub compendio declorare, bona dieta alioruin non recusabimus inlerponere, errores quoque deslruere et fugare, el si quid novi a nobis inventimi fucrit, bonis rationibus substinere, el probare n. (2; Questo strano accozzamento di eterogenee parole in diverse lingue non sembrerà così singolare a chi sa come la storia della musica rammenta che ancora nel tempo del Concilio di Trento in Roma stessa crasi introdotto nel divino uffizio un simile amalgamento di parole fra se conlraddicenlisi; di modo che mentre alcuni cantavano Kirie, gli altri rispondevano exullarit: o, peggio ancora, a quelli che proferivano qui lol/is, rispondevano gli altri, cesi moti plaisir. D’altronde è ben nolo che i compositori d’allora erano sì poveri di fantasia, che universalmente adoperavano la melodia di qualche canzone, provenzale, onde accumularvi gli arzigogoli contrappuntistici de’ Fiamminghi, non che acrostici, ed a così dire Sciarade da indovinare dagli esecutori: anzi il medesimo riformatore della musica ecclesiastica dopo cento altri, prese per tema la canzone VHomme armé, come ci attcsta Baini nella sua opera intitolala Della vita, e delle opere di Pier Luigi Palestrina. ra le composizioni musicali meno divul^JQjb’le di quel mirabile genio di Giuseppe ^Jlaydn credo che sia una cantala per ^-^vocc sola di soprano con accompagnamento di pianoforte, sotto (piesto nome Arianna a Nassa; e. appunto perchè meno divulgala, ma non per ciò meri degna del grande compositore, penso debba (ornar utile il parlarne, c perchè i tempi che corrono hanno piuttosto difetto che sovrabbondatila di cose buone, e perchè è desiderabile, ed anche sperabile, che dei classici autori invogliandosi alla fin line anche i molli, si faccia più diffuso e comune, il buon gusto, c dandosi ad ogni cosa il suo vero valore, non debba l’oro essere facilmente frammischialo o posposto all’orpello. Questa cantata dell Haydn veniva già da tempo pubblicata in Italia per cura del signor Giovanni Ricordi, e figura in due luoghi nel suo gran Catalogo Musicale; ma non mi persuado però che il numero dei compratori di essa abbia nè superato nè uguaglialo quello degli accorsi al suo Slabilimcnto, allorché qualche novità che vieil delta del giorno, è annunziala al pubblico. d mila di ciò la composizione dell’Haydn, ricca di molle e peregrine bellezze, non potrà morire in breve giro di tempo, e starà, insieme a molle altre, a provar ora e. poi, di (pianto F arte, vada vantaggiando o perdendo. Mi piace parlare singolarmente di questo lavoro, perchè avviso che in esso l’autore alemanno, senza cadere in esagerazioni, abbia trasfuso (pici sentimento drammatico, il quale da chi non si vuol dar briga di studiare alquanto le opere di parecchi grandi compositori, (* particolarmente di Gluck, si ertale patrimonio pressocchè esclusivo dei moderni scrittori; come se in un arte, la (piale mirò sin dal suo nascere all’espressione dei sentimenti ed ebbe per ciò stesso un linguaggio comune a tutti i tempi c a tulli i popoli, dopo periodi di vita luminosissimi, e professala da eminentissimi ingegni, fosse concesso proprio solo a’ dì nostri il dare, il massimo rilievo a quanto è precipuo scopo dell’arie medesima. Veniamo alla cantala dell’Haydn. - Arianna è sovra un lido dell’isola greca, Masso; e le. ’misure colle quali si preludia il primo recitativo danno a vedere lo stalo d’incertezza che va occupando l’animo di quell’infelice principessa, abbandonala da Teseo, a cui ella aveva salvalo la vita. Non credo che (piesto recitativo possa lasciar nulla a desiderare e pel modo col (piale fautore accompagnò la panda, e per l’opportuno ritorno di certe frasi musicali, fra le quali mi piace notar l’ultima del recitativo medesimo, laddove Arianna dice Ti sospira il mio cor, vieni idol mio: (lessa ripetuta più volle cade affatto in acconcio sul fine, perchè serve «piasi a ricordare le parole, con cui la misera principessa diceva poco innanzi di aver sognato, (piando F era parso che il suo Teseo le fosse vicino. Aè cede in bellezza il Largo chi’ segue questo recitalo o, sia che. si guardi nell’insieme, sia che. venga nelle singole, parti considerato. Haydn superò la difficoltà di fabbricare quel Largo sopra pochi versi, dove la ripetizione necessaria di alcune parole non isnerva, ma rinforza il concetto musicale. Così veggasi ancora come vadano opportunamente congiunte a (pici Chi l’invola certe note accelerale prima nella parte alta, poi nella bassa dell accompagnamento, (pianta verità di passione sia nella frase lo già mi moro, nè resisto al mio dolor, c come il ritorno del primo pensiero melodico venga maestrevolmente preparalo dalle parole interrotte Ore sei? losco! ove sei? in cui è a notarsi che quel Teseo, non formante parte, dei versetti che compongono il Largo era certamente, aggiunto dall autor della musica, ispiralo più che noi fu F autore delia poesia. L’andante che succedi, non separato dal primo largo che da altro brevi recitativo, e che assume esso stesso la forma di un re.ciliipvo, è di mirabile fattura: la calma «’«dia quale incomincia «piesto secondo tempo, intanto che Arianna sale uno scoglio per iscoprire più ampio orizzonte, è interrotta a un tratto da accordi progressivi clic s’incalzano di