Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/158

- 454 — pedire eli’ insaziabile desio di novità non | accagioni la decadenza dell’arte-, si estendesse inoltre su i differenti gusti delle nazioni, sulla caratteristica delle loro canzoni e delle loro lingue -, ed enumerando i varj usi a cui è destinata la musicarne deducesse da’ relativi sani principj i varj e veri modi di trattarla; ma soprattutto se ne servisse anche praticamente, onde giovar all’educazione, ben sapendo con Cicerone ( Lib. 2, de legibus ), nihil tam facile in animos teneros, al(/ue mol/es inJlaere quam varios canendi sonosrappresentandola quale immagine della vita, quale espressione di attività caratteristica, che scaturisce a così dire dalla pienezza del cuore e dall’immaginazióne, solleva e vivifica l’animo, gli desta mille delicati sentimenti e mille pensieri sublimi, sia qual trattenimento privato e solitario, sia qual virtuoso riposo delle più serie occupazióni di mente, sia finalmente qual nobile legame sociale, il quale serve or a sollievo dell’indigenza e delle offuscale menti, ed è non di rado efficace ministra di gioja or piange sulle sventure degli eroi, or sorride sulle follie umane, or celebra i trionfi del valore, or accresce la gioja delle feste nazionali, ed or canta inni di lode al creatore delle purissime celesti armonie dell’universo... Ma l’amore dell’arte mia e un vano desiderio mi trasportarono troppo lungi dal mio tema; fo quindi ritorno a questo riprendendo a parlare di Franchino. Nell’accennato anno 4496 condusse egli a fine l’altra sua grand’opera intitolata: Practica Musices, la promulgò co’ tipi di Guglielmo Signere e la dedicò parimenti al Moro, in allora duca di Milano, perchè dallo stesso fu gradita assai la prima, come si legge appunto nella lettera nuncupatoria. In quell’epistola dopo aver pronunziato le lodi amplissime della musica, desunte dal senso universale delle genti e dall’autorità de’ poeti e de’ filosofi, intendendo però di parlare» non della teatrale «ed effeminata, la quale facilmente corei rompe i costumi, ma di quella modesta «e virile celebrata dagli antichi eroi, che «alle mense dei re cantava gli fatti egregi «degli uomini illustri e fu perciò eccitaci mento alla virtù». Volgesi egli di poi al magnifico suo Principe enumei-ando le sue gesta, e le sue lodi particolarmente. Indi spiega il fine propostosi nel comporre codesto libro, cioè, di esporre pel profitto de’ cultori dell’arte, con brevità e precisione in una sol’opera, tutto ciò ch’è sparso nei volumi di molti. Consta èssa di 4 libri, di cui il primo tratta degli’elementi, il. secondo della misura, il terzo del contrappunto, ed il quarto delle proporzioni musicali. Il sig. Choron,ed il citato sig. Forchel, il quale chiama questo trattato una delle più antiche e migliori opere musicali, affane di descrivere ne’ loro scritti ordinatamente i progressi della musica, credettero di dovercene dare una ragionata analisi, la quale tanta utilità recò all’incremento dell’arte, che gli scrittori posteriori, come il Vàlgurio nella sua. traduzione latina del dialogo di Plutarco sullà musica, stampato nel 1507 a Brescia presso Angelo Britannico, compiangendo nell’esordio la corruzióne della musica, non esitano di asserire, che ciò devesi ascrivere a questo che colóro i quali ne fanno professione - negligentano, o per gelosia o per igno. ranza,di consultare su questa materia gli eccellenti scritti di Franchino Gaffurio ove troverebbero con che perfezionarsi in un’arte sì utile. (Sarà Continuato). Simose Mayr. A proposito di una Polemica oltremontana. Delle Demoiselles de Saint-Cyr, nuova commedia in cinque alti del signor Alessandro Dumas, stata non ha guari rappresentata per la prima volta sulle scene del Théàlre-Francais, i lettori del nostro giornale non solo conoscono il sunto (t), ma sanno eziandio come venisse in generale al suo apparire severamente giudicata dalla stampa periodica parigina. Chi prese di mira fra i primi ed in modo veramente ostile questa nuova produzione, fu Giulio Janin, il più terribile o il più verboso estensore che sia delle appendici letterarie del giornale dei Débats: Alessandro Dumas, punto al vivo da quella salva di fuochetti d’artificio che formano la principale caratteristica dello scrivere del critico, cui egli dovette servir di bersaglio, ebbe il torto di rispondere una lettera per le rime al suo detrattore, col mezzo dell’altro giornale La Presse. Diciamo il torto, non già perchè le cose esposte dal Janin a Carico dèi Dumas, fossero altrettanti articoli di fede, ma perchè un autore, secondo noi, ha sempre torto, quando si sdegna con parole, Con fatti, e molto più con risposte a stampa del male che un giornalista dice dell’opera sua. All’autore considerato in rispetto alle critiche, corrono a parer nostro due debiti principali; egli debbe cioè in primo luogo procurar di togliersi dagli occhi la benda deU’amor nrio a segno tale da poter distinguere e censure a lui fatte siano giuste od ingiuste, e quando giuste le-trovi, debbe farne tesoro onde trarne prò per un altro lavoro; ed in secondo’luogo e’debbe mostrarsi impassibile a tutti gli altri giudizj, siano pur essi meno esatti, Gettati da cattive prevenzioni, falsi, insensati. Chi troppo facilmente cede alle lusinghe di una polemica, commette un’alta corbelleria, e ne esce sempre, o quasi sempre, col dannò e colle beffe. Dove se ne va, per tal modo operando, la modestia tanto necessaria e tanto lodata in un uomo di lettere? 11 pubblico vuol ammirare per sè stesso, non perchè altri glielo imponga, e molto meno poi perchè glielo imponga colui, al quale l’ammirazione appunto vien contesa dal critico. L’autorè censurato che si difende, dice, in modo sottinteso, sì ma lo dice: rendetemi giustizia ed ammiratemi; voglio ad ogni pattò che mi ammiriate!..Goldoni, ch’era quel uomo di fino criterio che tutti sanno, riferisce nellè sue Memorie, di aver sempre procurato di rispondere a’suoi detrattori, non con giustificazioni, ma ingegnandosi di compor subito una commedia migliore di quella disapprovata. Quando, un autore si sarà ben bene sbracciato gridando o scrivendo, il tal giornalista che si annojò leggendo l’opera mia, si annojò perchè non seppe comprendere l’alta missione che mi moveva a dettarla; il tal’altro disse male del mio libro perchè non saprebbe mài fare altrettanto ed è invidioso di me; quegli è così romantico che non può lodare il mio dramma scritto coi precetti del classicismo; questi è così classico che trova (1) Vedi Gazz. Mus. N. 55. una meschinità la mia commedia romantica; l’uno mi fa contro per ispirilo di consorteria, l’altro per basse idee di venalità; il critico Martino è un ignorante, egli non ha mai fatto quel che ho fati’ io,• guai se mi mettessi a rivedere le bucce a’ suoi scritti; vedete quanti spropositi disse Tizio nella tale occasione, quanti errori commise nella tal’altra, èvia via di questo passo, non so se diremmo meglio ai sciocchezza in schiocchezza cr di contumelia in contamelia; quando un autore si sarà ben bene sfogato, chiediamo noi, mandando fuori queste e consimili osservazioni, contro un*giornalista che abbia disapprovato l’opera sua, avrà vinto la jDropria causa, l’opera sua diventerà migliore per questo? Al buon senso dei nòstri lettori la risposta. Eppure ecco il colore delle polemiche d’òggi dì, ecco il colore di quella del Dumas per noi accennata. Forse che la sua nuova commedia sarà chiarita buona, a dispetto del Janin, perchè il Dumas disse a questi, ch’ei non seppe mai fare un componimento che valesse La Tour de Nesle? Ovvero perchè il Dumas riportò alcuni errori storici, e vari strafalcioni commessi dal Janin nelle su e famose lettere sull’Italia? Le scene delle Demoiselles de Saint-Qyr non diventeranno per Iddio con questi argomenti, nè più brevi, nè più spiritose, nè meglio concatenate! Il Janin raccolse il guanto gettatogli dal Dumas e gli replicò con un’altra salva di piccoli razzi, ai solito discretamente piacevoli, dichiarando fra l’altre cose che il Dumas non è l’autore della commedia Les Demoiselles de Saint-Cyr. Secondo lui era questa l’opera di un meschino letleratuzzo che avevaia intitolata Les deux mousquetaires, e Dumas degnossi soltanto di cambiarle il titolo, di farle qualche piccola variazione, e di permettere che passasse sotto il proprio nome, a patto che ei, Dumas, ne ricavasse il lucro maggiore, mandando in pace il vero autore con pochi qùattrini. Se ciò -fosse vero che bel frutto avrebbe ricavato il signor Dumas dalla sua polemica dando luogo ad una pubblicità di tal fatta? Ma ultimamente le cose varcarono benanco i limiti prescritti ad una letteraria tenzone, ed i due campioni, lasciala in non cale la penna, furono in procinto di por mano alle spade. Se non che, le loro menti vennero in buon punto illuminate da un raggio di benefica luce, e il dramma si chiuse, a quanto ne riferisce lo stesso Janin, con lieto fine. Già s’avviavano ai luogo destinato al combattimento accompagnati dai rispettivi padrini, quando per la via i contendenti ebbero reciprocamente a sentire nel proprio interno,che ciascuno d essi molta stima aveva nudrito e nudriva tuttora per il proprio avversario; questo sentimento passò dal cuore alle labbra; die] luogo a giustificazioni molto sensate, ed i padrini, veduta la buona inclinazione delle parti, posero facilmente suggello alla pace e d’ora innanzi nessun’altra gara sarà fra i due letterati, se non se quella di chi farà mèglio dei due, un lavoro drammatico, o un articolo da giornale. Tanto promisero in quel momentosolenne! Sviluppo codesto lodevole assai, e che noi proponiamo ad esempio di certi letterati permalosissimi ch’ebbero culla al di qua dell’alpi! Intanto pare indubitato che Les Demoiselles de Saint-Qyr, sia per qualche loro merito intrinseco, sia come vogliono taluni, per la squisita abilità degli attori che la rappresentano, sia perchè sono sostenute