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«Il forno, per esempio, è già buono. Ma se non avete sotto mano il forno o la campana, se non vi conviene buttarvi giù da un pallone, od essere inghiottita in un terremoto, o cader nel fuoco, bisognerà vi accontentiate di immaginare semplicemente una qualche consimile avventura. Però io preferirei che voi aveste un fatto vero a dimostrare.

«Nulla aiuta così bene l’immaginazione come lo aver fatto, sopra sè stesso, l’esperienza del proprio soggetto, poichè, voi lo sapete bene, la verità è sempre più strana della finzione, e giunge più sicuramente allo scopo».

Io lo interruppi per dirgli che avevo un fortissimo paio di legacci da calze, e che, al bisogno, me ne avrei potuto servire per impiccarmi.

«Bene, rispose, fatelo; per quanto l’impiccagione sia un po’ troppo usata. Forse si potrebbe trovare di meglio. Potreste provare a prendere una scatola di pillole del Brandert, e scrivere le vostre sensazioni.

«Del resto le mie istruzioni si possono applicare, colla medesima efficacia, a tutte la varietà di avventure sgradevoli; così, tornando a casa, voi potreste rompervi la testa, o essere rovesciata da un omnibus, o morsa da un cane arrabbiato, od annegarvi in una grondaia... Ma veniamo al procedimento.

«Quando avrete bene fissato nella vostra mente il soggetto, dovrete pensare al tòno, od allo stile della narrazione.

«Vi è il tono didattico, il tòno entusiastico, il tòno naturale, tutti e tre volgarissimi.