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Ed egli tacque.

Ma siccome, naturalmente, io ci tenevo a continuare la conferenza, così approvai subito, e tanto più volentieri, in quanto che, da gran tempo, avevo esperimentata la verità delle sue asserzioni.

Egli parve soddisfatto, e continuò le sue istruzioni:

«Vi parrà forse una pretesa da parte mia, o miss Psiche Zenobia, che io vi proponga a modello dei vostri studi un nostro articolo od una collezione dei nostri articoli, ma tuttavia mi sembra utile il richiamare la vostra attenzione su qualche caso.

«Vediamo!

«Abbiamo avuto «il morto vivente» articolo importantissimo; la relazione delle sensazioni provate da un gentiluomo nella sua tomba, prima di rendere l’anima, articolo pieno di gusto, di terrore, di sentimento, di metafisica e di erudizione. Voi giurereste che l’autore nacque e fu allevato in una bara...

«Poi abbiamo avuto «la confessione di un mangiatore d’oppio» articolo di grande effetto; splendida immaginazione, filosofia profonda; speculazione sottile, molto brio con un sufficiente contorno di cose perfettamente inintelligibili; una salsa squisita che è scivolata giù deliziosamente per la gola del lettore. Si diceva che fosse stato scritto da Coleridge. Invece, no! Esso fu composto da «Juniper» il mio babbuino favorito dopo una gran bevuta di gin olandese, ed acqua calda senza zucchero. (Io non avrei mai creduto ciò, se altri, fuorchè il signor Blackwood, me lo avesse raccontato).