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sone, di cui due ora sono conosciute. Ma ve n’era una terza! questa terza persona ero io! Io sono la signora Psiche Zenobia!

In quell’occasione io indossava un abito di raso cremisi con una mantelletta araba color del cielo. La veste era abbellita da fermagli di nastro verdi e da sette volanti di color aranciato.

Io ero la terza persona della comitiva! C’era la cagnetta guercia! c’era Pompeo! c’ero io! Noi eravamo tre; così, si asserisce, in origine, non vi erano che tre Furie: Malty, Mommy e Hetty; vale a dire la Meditazione, la Memoria ed il Violino.

Appoggiata al braccio del galante Pompeo, e seguita a rispettosa distanza da Diana, io scendeva una delle più popolari e ridenti contrade di Edina allora deserta; quando, ad un tratto mi si parò innanzi una chiesa, una cattedrale gotica, vasta, veneranda, con un alto campanile, la cui cima si perdeva nelle nubi.

Quale follìa si impadronì allora di me? Perchè sono io andata così incontro al mio triste destino? Perchè mi prese l’irresistibile desiderio di salire quella torre vertiginosa? Dove era dunque il mio angelo custode?

Ve ne sono ancora di tali angeli? Sì! Oh! il monosillabo pieno di turbamento! qual mondo di mistero, di scienza, di dubbio, di incertezza si racchiude entro le tue due lettere!

Le porte aperte della chiesa mi attiravano! Entrai! e, senza sciupare i miei volanti color d’arancio, penetrai nel vestibolo. Così, si racconta, l’immenso fiume Alberto passa intatto, a secco, sotto il mare.