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sando sulla postale di Laveno, si era diretto a Gavirate: piegando poi a Ternate e costeggiando la riva sinistra del lago di Varese, era finalmente giunto a Morazzone il mezzodì del sabato 26 agosto.

Distaccati così l’uno dall’altro i due Condottieri per strategia di omai difficile ritirata, dovettero in appresso agire a proprio senno. Medici, attaccato nella sua posizione da forte colonna nemica la mattina, del 22, raggiunse a passo di corsa il colle di San Maffeo, favorevole a prolungare la resistenza e in tal modo, tenendo in iscacco il nemico, porse opportunità a Garibaldi di effettuare la sua ritirata a Morazzone. Di là, dopo aver fatto abbruciare da’ suoi soldati le ultime cartucce, disperando omai dell’ajuto di Garibaldi, fu costretto a compiere la ritirata in Isvizzera. Ond’è che un centinajo di bravi tiratori (perchè gli evasi da Ròdero avevano un dì prima varcato il confine)1, tenne testa per quattro ore ad una colonna di circa 4000 uomini, comandata dal general D’Aspre, che poi, illuso e spavaldo, si vantava d’aver già sbaragliata e fugata l’intera legione garibaldina.

A suo disinganno e vergogna, circondato da 500 prodi, agitava ancora l’italiana bandiera a Morazzone l’indomabile Generale. Perseguito e raggiunto colà da grossa colonna nemica, da tutte parti circuito, ingaggiato alla formidabile decisiva battaglia, Garibaldi colla spada sguainata, sempre in mezzo a’ suoi, sempre là dove più fitte grandinavano le palle nemiche, animava i combattenti, provvedeva ai pericoli, dirigeva sul nemico la morte. «Fermi, per Dio! Viva l’Italia!» sclamava con entusiasmo nel caldo della pugna. E l’assecondavano i suoi fidi, battendosi come leoni pel corso dell’intera giornata (26 agosto).


  1. Erano dunque 10 mila uomini, scortati da 18 pezzi d’artiglieria, da molta cavalleria, eletti all’alto onore di perseguitare, di combattere, di circuire, il valoroso manipolo del novello Leonida, soprannominato dagli Austriaci il Diavolo rosso.
    Il 15 agosto 1878, trentennario del combattimento di Luino fu, dietro iniziativa del Comizio de’ Veterani Lombardi, celebrata in quel comune una festa commemorativa in onore di Garibaldi e di Medici, alla quale intervennero pure alcuni dei pochi suprestiti di quella gloriosa fazione. Vi pronunciarono patriottici discorsi d’occasione il giovine deputato Adamoli, ed i veterani Griffini, Vivanti e vari altri de’ quali l’autore di queste Memorie non ricorda il nome.