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70 primo periodo.

fanti di coloro che, rimasti indietro, furono involti co’ fuggitivi nostri di cavalleria e quasi tutti uccisi. Intanto, forti del sito e riuniti in numero di settantatrè, noi combattevamo il nemico con vantaggio, essendo esso privo di fanteria e poco avvezzo a combattere tal arma. Nonostante il vantaggio nostro, noi ci trovavamo in una posizione isolata, e conveniva di cercare un ricovero più sicuro, da dove si potesse imprendere una ritirata senza esser molestati dal nemico; e soprattutto non dare al nemico vittorioso il tempo di rannodare tutte le sue forze ed ai nostri quello di raffreddarsi.

Un capon (isola d’alberi e folta) trovavasi alla nostra vista, distante circa un miglio: noi imprendemmo la ritirata alla direzione di quello. Il nemico procurava di avvilupparci nel transito e ci caricava a scaglioni, ogni volta il terreno glielo permetteva. In tale circostanza ci valse moltissimo esser gli ufficiali armati di carabina, e siccome tutti agguerriti, respingevansi le cariche del nemico a pie fermo, con impavida intrepidezza. In tal modo giungemmo a ricoverarci nel capon, ove il nemico non ci molestò più.

Internati alquanto nel bosco, noi scegliemmo un sito chiaro di piante, e riuniti, colle armi pronte, si stava riposando, ed aspettando la notte. Il nemico fece alcune intimazioni di resa, dal di fuori, a cui non rispondemmo.


Capitolo XXIII.

Ritorno in Lages.


Giunta la notte, si fecero alcuni preparativi per la partenza. La maggior difficoltà fu per i feriti, tra cui il maggior Peixotto, con una palla in un piede. Verso le dieci di sera, accomodati nel miglior modo i feriti, s’incominciò la marcia costeggiando il capon, che si lasciava a destra, e cercando di guadagnar la costa