Pagina:Garibaldi - Memorie autobiografiche.djvu/71


capitolo decimonono. 59

Il piccolo Seivaì, avendo smontato il cannone nel combattimento, per il mare grosso, prese la stessa direzione. Fui dunque obbligato d’approdare io pure in Imbituba, col vento da greco, che nella notte variò a mezzogiorno. Con tal vento, era impossibile di entrare nella Laguna, e certamente i bastimenti imperiali da guerra stazionati all’isola di Santa Caterina, informati dall’Andurinha (il patacho con cui avevamo combattuto), sarebbero venuti ad attaccarci. Bisognava quindi prepararsi a combattere.

Il cannone smontato del Seival fu collocato su d’un promontorio, che formava la baia d’Imbituba, dalla parte di levante, e vi si costrusse un parapetto gabbionato. Tale lavoro si eseguì di notte, ed appena giorno si scoprirono tre legni imperiali diretti a noi. Il Rio Pardo fu imbossato nel fondo della baia, e la pugna ben ineguale ebbe principio, essendo gì’ Imperiali incomparabilmente più forti.

I nemici favoriti nelle manovre da piccolo vento che sortiva dalla baia, mantenevansi alla vela con brevi bordate e cannoneggiavano furiosamente, potendo in tal guisa aprire a piacimento gli angoli di direzione de’ loro fuochi tutti concentrati sul povero e solo Rio Pardo da me comandato. Nonostante si combatteva da parte nostra colla massima risoluzione e ben da vicino, poichè sino le carabine erano state poste in opera da ambe le parti.

In ragione inversa delle forze, certamente, andavano i danni, e già la tolda nostra era coperta di cadaveri e di mutilati, crivellati i fianchi del Rio Fardo, e distrutti gli attrezzi dell’alberatura. Si era decisi di pugnare sino alla morte, e tal decisione, era corroborata dall’aspetto imponente dell’amazzone brasiliana — Anita! — che non solo non volle sbarcare, ma prese parte gloriosa all’arduo conflitto.

Se noi combattevamo con decisione, non era poco l’aiuto che il prode Manuel Rodriguez, comandante il cannone sulla costa, ci dava con buoni tiri ed efficaci.