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sul di cui volto era improntata abituale malinconia — e che forse s’era aumentata col sinistro incontro — Marzia, dico, avea ripreso quel fiero contegno cui dava diritto l’indomito suo coraggio.

Passati i Quattro canti1 e continuando per via Toledo verso il mare, esse giunsero finalmente ove quella via principale forma una piazzetta regolare, ed ove verso levante trovasi l’ingresso del vicolo che conduce all’Albergo d’Italia, e nell’entrare nel portone dello stesso, esse s’accorsero che sin lì eran state seguite.

A gente più assuefatta a mene poliziesche delle belle fanciulle, sarebbe forse venuto in mente di non fermarsi in quell’albergo di prim’ordine, oppure giungendovi, fare in modo di uscire subito da un andito posteriore che conduceva alla splendida passeggiata sul mare, e di là cercare una più modesta ed appiattata dimora. A Lia però, che la faceva da guida, non occorsero tali considerazioni, e forse anche qualche motivo particolare la induceva a prender stanza in detto albergo. La noncuranza poi delle nostre eroine per qualunque pericolo coadiuvò la scelta di tale dimora — non sicura certamente per esse in quel tempo di parossismo rivoluzionario da una parte e di paura governativa dall’altra.

Il fatto sta che appena le tre fanciulle avean

  1. Punto centrale di Palermo, ove s’intersecano le due principali strade.