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il Monte del Pianto dei Romani (Calatafìmi) coronato dai forti cacciatori borbonici, ben armati, uniformati e boriosi d’aver insanguinato i loro ferri contro i patrioti siciliani.

Anni della mia gioventù, ove siete iti? — Bei tempi! in cui l’entusiasmo era la vita! il pericolo, la ricompensa più deliziosa! — Anch’io provavo la gentil voluttà delle nobili imprese! l’ambizione sublime d’esser utile! E spesso nella solennità d’una tempesta desideravo la catastrofe per abbrancarmi una men forte creatura e metterla in salvo col solo guiderdone della mia coscienza, pago d’aver fatto il bene.

Siam tutti a bordo, tutti! nessuno di quella Legione di eletti è rimasto. Alcuni hanno già provato gli effetti dell’instabile elemento, ma niuno si lagna. Essi sono sulla via d’un dovere sacrosanto.

Domani daran la vita per l’Italia, ilari e giocondi come nel banchetto nuziale.

E che importano loro alcune nausee, i disagi, la morte? I piroscafi sono diretti sopra una luce verso l’ostro — là su d’una paranza sono imbarcate le provviste della spedizione — bisogna prenderle.

Si cerca un’altra luce d’altra barca su cui s’imbarcarono armi minute, munizioni, capsule, ecc., ma con minor fortuna, ed i fedifraghi che dovevano rimettere tali preziosi oggetti hanno preferito profittar della circostanza per eseguir un vile contrabbando, e così compromettere la riuscita della spedizione.