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capitolo xlix 291


dell’alba, nell’ardua battaglia, io mi trovavo completamente digiuno verso le 3 pom., quando, occupato ad ordinare le colonne d’attacco delle riserve giuntemi da Caserta, per lanciarle sul nemico tra S. Angelo e S. Maria, in quel punto mi comparve un angelo tutelare; era la graziosa ed intrepida figura della Jessie; — la sua apparizione mi colpì e richiamommi alla memoria la generosa e cavalleresca nazione, a cui immeritamente sono debitore di tanta simpatia. — Essa me ne figurava l’emblema, tanto più che mi si presentava accompagnata da un giovane marino della flotta inglese1 in uniforme, portando un canestro pieno d’ogni ben di Dio.

Se non è questa fortuna, bramo mi si accenni a delle migliori! E fra me dissi: questo è buon augurio. — Io avrei forse ceduto alla tentazione ed alla fame ch’era molta, ma un obice esploso a poca distanza mi richiamò al dovere, e ringraziai la gentile signora, pregandola di ritirarsi, cosa che la coraggiosissima donna eseguì con reluttanza. Io era stato contuso da un pezzo di quell’obice alla coscia sinistra.


  1. La squadra inglese ancorata sulla rada di Napoli, ebbe in quei giorni varii disertori, che volevano ingrossare le nostre fila. Tale era la simpatia di quella brava nazione per la libertà italiana.