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capitolo xlviii 285


Da una parte e dall’altra la battaglia fervea disperatamente; era un flusso e riflusso di attacchi e di riscosse, una mischia generale su tutta la linea.

Non potendo noi guarnire tutto lo spazio tra S. Maria e S. Angelo, s’era lasciata una lacuna tra le due posizioni, di cui il nemico profittò facendola occupare da fortissimo corpo bavarese.

Codesto corpo, ch’io dall’alto poteva esattamente distinguere, era imponente. In colonna serrata per grandi divisioni, marciava verso la nostra linea a passo ordinario. E chi diavolo potevo io inviare all’incontro di quel formidabile corpo? Il prode Generale Medici avea il suo da fare nel centro ove comandava, a sostenersi contro le forti colonne che lo assalivano, e per fortuna egli contava tra i suoi subordinati il Colonnello Simonetta, uno dei più brillanti ufficiali dell’esercito meridionale. Di più, il veterano di cento battaglie, l’eroe dei due mondi, il Generale Avezzana, era stato inviato con un corpo di volontari in sostegno del nostro centro, e fu quindi di gran giovamento in quella parte.

La nostra sinistra in S. Maria, comandata dai bravo generale Mielbitz, respinse il nemico, ed egli riportò gloriosa ferita. Comunque, le comunicazioni tra la sinistra ed il centro furono intercettate dai borbonici, che in gran numero occuparono la strada maestra che conduce da un punto all’altro.

Il più accanito dei combattimenti durava a