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ordine di mandarli dopo di noi a S. Angelo; dunque, difficile mandar ordini; — tutti i corpi impegnati contro forze superiori del nemico; e nessuna riserva alla mano.

Qui ci valse il disordine inseparabile dei corpi volontari. Avviandomi verso S. Angelo, m’imbatteva sulla via con dei militi nostri staccati, che raggranellati a misura che comparivano, se ne formò un discreto corpo, e s’inviò all’attacco dei borbonici, padroni delle alture alla retroguardia nostra. Poi una compagnia poco numerosa di bravi Milanesi, che marciava verso il campo della pugna, fu immediatamente mandata verso il Tifate, per prendere a sua volta il nemico alle spalle.

Poco dopo giunse su quell’eminenza un distaccamento del generale Sacchi, che trovavasi a levante di S. Angelo, e per quella parte ci trovammo finalmente alquanto assicurati.

Dopo gli avvenimenti narrati, mi fu possibile salire sul monte S. Angelo, per potervi distinguere lo stato del campo di battaglia, e m’accorsi esser veramente un impegno serio.

Il nemico preparato da più giorni ad una battaglia decisiva, avea riunito sotto Capua quanta forza egli possedeva in tutte le parti del regno, al settentrione del Volturno. — Le due piazze forti di Gaeta e Capua, non solo diedero un buon contingente di truppe, ma lo fornirono di quanto materiale da guerra esso poteva abbisognare; dimodochè la forza nemica, che uscì da Capua contro il nostro centro e la nostra sinistra, era veramente formidabile.