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capitolo xlvi 267


ad assaltare e sterminare, se possibile, i loro fratelli non solo, ma coloro che per il popolo davano volenterosi la vita, coloro che venuti da lontano, avean superato le insidie della tirannide, e mille disagi e pericoli sui campi di battaglia. Che importa! i preti han detto loro che i Mille erano eretici, nemici del re, della religione e scomunicati dal Santo Padre, e quindi la gloria del paradiso era assicurata a chi li sgozzava, li bruciava, li sterminava.

Eran tutte fisonomie abbronzate, robuste, quei popolani, lavoratori d’ogni professione, uomini che educati convenientemente e stimolati dall’amor di patria, della nostra patria, non di quella vana e bugiarda dei negromanti, avrebbero potuto servir eroicamente l’Italia contro lo straniero insolente e sottrarla dal fango e dall’abbrutimento ove la tengono i preti ed i reggitori.

Oggi eran camorra la più sudicia, la più indecente delle società umane, pronta a tuffarsi nel sangue e nei più orribili delitti, colla coscienza d’esser perdonati non solo, ma ricompensati colla felicità eterna! «Pronti!» risposero tutti all’interpellanza del capo; e già la massa degli armati di daga movevasi verso l’interno della catacomba. Un rumore però che si fece all’entrata d’uno dei corridoi, fermò la marcia ed eccitò da quella parte l’attenzione della comitiva. — Ed eccone la ragione.

Bajaicò, che già conosciamo come amante della