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e che non sanno esser votissime di senso, fanno un effetto magico! — Poi: bruciate, svenate, uccidete per la maggior gloria di Dio, e sarete ricompensati colla felicità eterna? Che morale! che scuola! E stupiremo di veder commettere ogni nefandezza, ai briganti, che altro non sono se non docili alunni dell’impostura!

Volto a Tifone, il gesuita disse finalmente:

«Amico mio, con uomini di tal fatta si può tentar qualunque impresa. Incaricatevi con questi vostri bravi della pro-dittatura, e particolarmente del capo; io vado subito ad avvisare i nostri che corrispondano degnamente alla grande opera».

Così dicendo, accomiatossi l’astuto, incamminandosi nell’interno ed uscendo per porta segreta. — Tifone, dopo d’aver accompagnato Corvo collo sguardo, dirigendosi a’ suoi disse:

«Ora a noi, compagni, non si dica che siam millantatori, ma uomini d’azione, e peran sotto le nostre daghe, come perì quel perverso di Gambardella, quanti scomunicati si trovano in Napoli e nel regno».

Egli poi diè ordini ai capi di riunire le loro sezioni, ed impartì ordini precisi da far invidia ad un generale d’armata.

Eran circa le 10 pomeridiane, quando il sotterraneo della bella Giovanna presentava l’aspetto d’un campo militare, pronto a muoversi per dar battaglia al nemico. — Era uno spettacolo imponente: quelle centinaia di figli del popolo pronti