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capitolo xxvii | 131 |
che stupisce d’ammirazione, di rispetto e di gratitudine il navigante battuto dalle tempeste, e che può alla sua vista cercar con sicurezza un rifugio, fuggendo alle terribili divoranti scogliere di Scilla.
Il vulcano di Lipari, minore dello Stromboli, ma anch’esso fumaiuolo della terra, ed i vulcani Alicudi-Felicudi, Salina, alti come il primo, ma spenti; — ma piramidi stupende vomitate dall’igneo centro del nostro globo, al disopra d’Anfitrite. — Entrando nel Faro da maestro a sinistra, le magnifiche falde dell’Aspromonte, certamente fratello dell’Etna, e l’aprica costa di Reggio col piede nell’onda, a destra le bellissime colline della Trinacria, servendo di contrafforti al padre dei vulcani italiani il Mongibello1, lo stretto abbellito da Reggio, da Messina, da centinaia di pittoreschi casolari e da quella stupenda vegetazione di aranci, olivi, e quanto può vantare l’agricoltura meridionale è veramente incantevole.
Reggio promette un avvenire splendido, ma Messina è destinata certamente ad essere uno dei primi emporii del Mediterraneo.
Il sorprendente fenomeno della Fata Morgana che dipinge (non ricordo bene) la città di Reggio o quella di Messina, od ambidue nelle cristalline onde dello Stretto, è unico tra i fenomeni del mondo.
- ↑ Nome indigeno dell’Etna.