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50 libro primo


il lusso ha renduti cosí volgari gli oriuoli, le tabacchiere, i manichi di spada e di bastoni, le posate, le tazze e i tondini d’argento, ch’è cosa incredibile. Si aggiunge a ciò che i napoletani, quasi in tutto ne’ costumi agli antichi spagnuoli rassomiglianti, trovano grandissimo piacere a conservare ripieni di antiche manifatture di argento i loro forzieri, che «scrittorii» e «scarabattoli» essi chiamano. Da tutto questo io credo non aver errato nella mia supposizione, della veritá della quale chi volesse restar persuaso, non ha a fare altro che andare a vedere i pegni, che ne’ nostri banchi e monti di pietá sono, e se ne chiamerá convinto. E certamente, ne’ soli pegni piccoli del banco della Pietá, sopra quattrocentomila ducati di valore di piccioli ornamenti e gioielli vi si conservano, fra’ quali almeno cinquantamila ducati di argento vi saranno. Ha dunque Napoli otto milioni di argento non coniato. Il Regno contiene una popolazione otto volte maggiore della capitale, la quale oggi io credo che giunga ad avere trecentoquarantamila abitatori. Vero è ch’egli è incomparabilmente piú povero; ma è da attendersí che qualunque cosa, ch’è sparpagliata, appare minore che se si vede raccolta. Certamente le chiese del Regno sono trenta volte piú di quelle che ha Napoli, e fra queste molti celebri santuari, molti ricchissimi monasteri, molte cattedrali insigni vi sono doviziose d’argento: né si crederá quanto ricche siano molte cappelle, che ne’ luoghi piú poveri del Regno sono fondate. Molte cittá inoltre, essendo dall’antica quantitá degli abitatori grandemente decadute, sono restate cosí ripiene di luoghi sacri, che appaiono simili a quelle antiche cittá, che aveva la Tebaide un tempo, le quali tutte di eremiti e di vergini si componevano. Perciò non sembrerá strano, se io dirò che sei milioni di argento abbiano i luoghi sacri del Regno e sei milioni soli i laici: laonde sono nel Regno venti milioni di ducati d’argento non coniato. Quanta poi sia la moneta, mi pare abbastanza noto. Si sa che il marchese del Carpio, nella generale rifusa di tutta la moneta d’argento, zeccò 352.388 libbre d’argento, che sono ducati 5.604.309. Or egli è indubitato che, quantunque il lusso a’ nostri di sia cresciuto oltre misura, pure la quantitá della moneta