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36 libro primo


formata da que’ generi che si riproducono dopo breve tempo e col distruggimento si consumano, quali sono i frutti della terra e gli animali. In essi con la medesima fatica ad un di presso si può, secondo la varietá delle stagioni, fare una ricolta otto e dieci volte maggiore di quello che solo un anno prima si sará fatta. Quindi è che l’abbondanza non ne dipende dall’umana volontá, ma dalla disposizione del clima e degli elementi. Nell’altra classe debbonsi numerare certi corpi, come i minerali, le pietre, i marmi, i quali non sono in ogni anno variamente prodotti, ma furono tutti insieme nel mondo sparsi, e de’ quali la raccolta corrisponde alla volontá nostra; perchè, se piú gente vi s’impiega, piú se ne può dalle viscere della terra ottenere. Sicchè, volendo far calcolo su questa classe di corpi, non si dee computare altro che la fatica del raccoglimento, essendo la quantitá della materia sempre ad essa corrispondente. Non giá che io creda che nuovi metalli e gemme non si rigenerino ne’ suoi grandi lavoratorii dalla natura; ma, essendo questa produzione lentissima, al pari del distruggimento non dee tenersene conto.

Entro ora a dire della fatica, la quale non solo in tutte le opere che sono intieramente dell’arte, come le pitture, sculture, intagli, ecc., ma anche in molti corpi, come sono i minerali, i sassi, le piante spontanee delle selve, ecc., è l’unica che dá valore alla cosa. La quantitá della materia non per altro coopera in questi corpi al valore, se non perchè aumenta o scema la fatica. Cosí nelle sponde di molti fiumi, se alcuno richiede perchè, essendo mista l’arena all’oro, val piú l’oro dell’arena, se gli fa avvertire che, se uno vuole in un quarto d’ora empir un suo sacco d’arena, lo può comodamente eseguire; ma, se lo vuol pieno d’oro, molti anni intieri gli bisognano a raccogliere i rarissimi granelli d’oro, che quella sabbia contiene.

Nel calcolar la fatica si dee por mente a tre cose: al numero della gente, al tempo e al diverso prezzo della gente che fatica. Dirò del numero della gente in prima. Certa cosa è che niuno fatica se non per vivere, nè, se non vive, può faticare. Dunque, se per la manifattura d’una balla di panno,