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note aggiunte nella seconda edizione 341

XXVII

(p. 249. r. 29 Sgg.)

Faceva questo discorso allusione alle ricerche dal signor don Bartolommeo Intieri non inutilmente fatte in molti anni per ritrovare una miglior maniera di trebbiare il grano nella Puglia, dove la scarsezza degli abitatori e la grandezza delle ricolte non fa trovar gente bastante a batterlo con bastoni. Varie macchine furono da lui ingegnosamente imaginate per risparmiare in tutto l’uso delle giumente; ma in pratica riuscivano di diffícile esecuzione. Finalmente si fissò in una, la quale non toglieva interamente il bisogno delle giumente, ma ne diminuiva ad esse la mortale fatica; e questa cominciata ad usarsi dal signor don Filippo Celentano, gentiluomo di Manfredonia, ebbe felice successo. Ma la morte di lui e quella dell’Intieri, indi a poco seguita, la nostra incuria e naturale pigrizia, la durezza de’ cervelli de’ contadini, diffícilissimi a smuoversi dal sempre usato, han fatta andare in disuso questa pratica imaginata dall’Intieri, a segno che io credo far cosa utile alla posteritá il conservarne la memoria. Forse non sono lontani tempi piú industriosi, ne’ quali ne tornerá l’uso.

Voleva l’Intieri che, quando è giá l’aia tutta coperta de’ covoni (che noi diciamo «gregne»), invece di farvi entrar subito le cavalle a trebbiargli, vi si facesse passar sopra in giro per due o tre ore una macchina di legno, simile in tutto a quella che nell’architettura militare è chiamata «cavallo di Frisia», se non che le aste di legno erano piú lunghe e molto piú sottili. Veniva questa tirata lentamente da un bue, e serviva a far la prima ricalzatura de’ fasci, o sian covoni de’ grani, togliendo alle giumente la maggiore delle fatiche, quale è quella di entrar dentro alle spighe intere, dove affondano fino alla pancia, e, non giugnendo a trovar il duro del terreno sotto l’unghia, nuotano quasi sull’aia del grano. Ma, trovando l’aia, mediante il giro fattovi dalla suddetta macchina, giá sbassata assai ed eguagliata, con brevissima carriera se ne sbrigavano. Così, risparmiando le prime ore della mattina, nelle quali stan piú umidi gli steli, e son perciò piú difficili a rompersi, avendo maggior riposo e piú tempo da pascolare, le giumente soffrivano meno, e, bastandone un minor numero, non era forzoso far entrar nell’aia anche le gravide o