Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/341


note aggiunte nella seconda edizione 335


XIX

(p. 144, r. 20 sgg.)

Quanto in questo capitolo si dice sulla inutilitá e sul danno da temersi dalla moneta di billon, è parimente diretto a confutare le opinioni del Broggia, che avea proposto il ristabilirsi tra noi sì fatta moneta. Ebbe il governo la saviezza di abborrir da sì fatto consiglio. In Roma fu abbracciato, e l’evento ha comprovato quanto sia stato poco salutare. Sotto il pontificato di Clemente decimosecondo si battettero sì fatte monete, colla lusinga che restassero nello Stato, vedendosí che i giuli e i paoli antichi sparivano. Ma queste vecchie monete non sparivano perché si liquefacessero, ma passavano nella Toscana: del che la ragione era che, avendo le monete d’oro e di buon argento pontificie e toscane libera accettazione in ambedue gli Stati, avean però i zecchini fiorentini e i romani diversa valutazione rispetto all’argento ne’ due suddetti domini. Quindi metteva conto portar oro da Toscana in Roma ed argento da Roma in Toscana.

XX

(p. 146, r. 31 sgg.)

Abbiamo tralle nostre leggi il capitolo «Perpensa deliberatione» di Roberto, nel quale si proibisce con rigore l’estrazione de’ carlini d’argento dal Regno: ma non si vieta però ai negozianti esteri il portar via secoloro la moneta d’argento ritratta dalla vendita delle merci portate a noi. Di sì fatto stabilimento, che a prima vista appare sommamente ridicolo ed assurdo e che da niuno degli ignoranti glossatori è stato rischiarato, la ragione dovette essere uno sbaglio, che commise in materia di moneta il suddetto principe. Il carlino da lui battuto (come ce ne ha mostrato uno il marchese Giambatista Pedicini, gentiluomo beneventano, che accoppia una non ordinaria coltura di spirito ad una singolar cortesia) pesa quattro trappesi e dieci acini, laddove quei de’ due Carli, suoi predecessori, non pesano piú di quattro trappesi e cinque acini. Essendo adunque questa moneta migliore e piú forte, avvenne ciocché doveva naturalmente avvenire, cioè l’esser portata via dagli stranieri, che lasciavano monete cattive