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INTRODUZIONE

Grave, difficile e pericolosa materia è questa, in cui il mio istituto mi mena, e tale ch’io mi sarei ben volentieri astenuto d’entrarvi dentro, se l’avessi potuto decentemente fare. I contratti, ove interviene frutto di danaro, sono tanto disputati, che non si può approvarne o condannarne alcuno senza pericolo d’esserne ripreso da chi tiene diversa opinione. E perché coloro, i quali, disputando, hanno acquistato rispetto e fama, mirano, chiunque s’oppone loro, con quell’animo stesso che un soldato riguarderebbe chi venisse ad involargli il soldo o la razione del suo pane, e colla stessa ferocia si vendicano, sì fatte dispute sono state sempre sanguinose e crudeli. Pure, dubitando io che i veri precetti della nostra divina religione e degli antichi Padri e dottori intorno all’usura non sieno stati da’ piú moderni commentatori, per l’infelicitá de’ secoli, bastantemente ben dichiarati, e che nemmeno sia stata tutta a dovere intesa la bolla del regnante supremo pastore, meritamente venerabile per la somma e soprannaturale sapienza con cui guida la greggia a lui commessa; perciò non dubiterò d’esporre qui alcune opinioni che mi stanno nell’animo, pronto sempre non meno a dichiararle meglio e piú posatamente difenderle, quando sarò con cristiana virtú contraddetto, che ad abbandonarle e detestarle, quando, da chi lo può, sarò diversamente e secondo la verità ammaestrato.