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272 libro quarto


medesimi senza avvedersene, e questo non avvedersene fa che si sia potuto moltiplicare la moneta, rappresentandone piú centinaia di milioni di fiorini, senza doverla scavare. Perciocché è da aversi per fermo che, siccome prima i privati banchieri non lasciavano oziosi i loro depositi, cosí le repubbliche col danaro de’ banchi hanno soccorse le loro gravi necessitá; e cosí gran parte dell’oro depositatovi n’è stato tratto fuori. Sicché il danaro de’ banchi loro ha mutata natura, e da deposito è divenuto imprestito fatto al pubblico; ma imprestito, a differenza degli arrendamenti, gratuito e senza frutto d’interesse. Inoltre s’è conosciuto nuocere al commercio il divieto d’estrarre il danaro una volta immesso: e che, sebbene fosse vero che il banco buono è quello che non paga, è vero altresí che il banco accreditato è quello che non è restio a pagare. Perciò a Venezia s’è istituita una cassa pel pagamento del contante, la quale, lungi dal diminuirle, ha moltiplicate le ricchezze ed assicurata la fede del banco; ed in Olanda è convenuto tollerare il potersi stipulare le vendite in contante, e che molti negozianti pagassero col contante i crediti sul banco mediante un otto per cento di guadagno, il quale otto per cento è quel che vale dippiu la moneta vera e presente che non la carta.

L’exchequer d’Inghilterra, detto anche il Banco reale, non si rassomiglia a’ giá detti se non in quanto le sue fedi sono in libero commercio; ma nella sua origine egli fu un imprestito fatto al principe da’ privati, donde si percepisce frutto. Ma, siccome non è sempre certo il giorno de’ pagamenti né sempre sicuro, di tale probabilitá si fa un commercio e, secondo la maggiore o minore probabilitá, varia il valore di cotesti crediti. Commercio, che non è creduto ingiusto se non dal volgo, solito sempre a dire ciò, che gli duole, contrario alle leggi umane e divine. Ma, se a torto si biasima un commercio, che, convertendo in guadagno il prezzo dell’ardire incontro a’ pericoli, rende fruttifera una merce, che in se stessa non lo è; non si può non biasimare quel governo, dove si lascia correre una moneta, il valore della quale sia sempre incerto ed ignoto. Poiché, essendo quella virtú, ch’è utile alla patria, rare volte