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176 libro terzo


al rischio che la nuova sia traviata fuori, sempre che non è vietato il corso all’antica. In ultimo non bisogna lusingarsi di andar coniando con lento passo le monete; che fu uno de’ due sbagli del cardinale Zapatta, nostro viceré, nel 1622. Avea egli, per estinguere le malconce zannette, intrapreso batterne tre milioni di nuove intere. La carestia de’ viveri, che in parte procedeva dalla mala raccolta, in parte dal commercio per cagione delle zannette interrotto, facea tumultuare il popolo. Per darvi rimedio, fu immaturamente interdetta la vecchia moneta e pubblicata questa, di cui appena la sesta parte era battuta, e ne fu distribuita una trentina di zannette per ogni capo di famiglia. Mai non si vide tanto lutto; mai non si udirono tanti gemiti e tante strida quante allora; né mai fu in cosí grave pericolo la maestá del dominio e la fede de’ popoli. Senza potersi usar la vecchia moneta, senza bastare la nuova a tanto commercio, il popolo disperato si sollevò, e, dopo varie offese fatte al viceré, fu colla prigionia di trecento persone e colla morte d’alquanti frenato. Dura condizione d’un principe d’avere a punire le colpe di quei sudditi, che diventano delinquenti nella disperazione d’un’acerbitá di guai e di malanni quasi eguale a quella morte, che si dá loro per pena.

Non potette la prudenza della corte di Spagna non disapprovare questa condotta, e tosto richiamò il cardinale, sostituendogli il duca d’Alba, il quale, col coniare molta moneta di rame, riparò in parte a’ danni. Riparare a tutto non era giá superiore alla perizia e alla prudenza della nazione dominatrice, a cui anzi ben si potrebbe applicare quel che de’ romani in confronto de’ greci disse Virgilio1, che, se cedeano agli altri nella cura delle belle arti e delle meno utili applicazioni, l’arte del comandare s’apparteneva a loro; ma le angustie delle guerre no permettevano.

Dunque non bisogna nelle nuove coniate zeccar meno di due terzi della somma totale: perché, o non si vuol toglier corso

  1. [Aen., vi, 852-4.]