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170 libro terzo


d’argento e rame ci arrecarono tanto nocumento e male, che non si potette medicare se non con l’estinzione di queste, che si dicevano «zannette».

Allo struggimento, adunque, convien dar riparo, con fare le monete il meno che si può schiacciate e dar loro la maggiore doppiezza, che non noccia al maneggiarsi, imitando in questo la sapienza de’ greci e de’ romani; con proibire che le monete si trasportino per terra sopra carrette; con non farle numerare, come talora ne’ nostri banchi si usa, ma pesare, e con altre somiglianti avvertenze. Quando poi sono usate troppo, bisogna insensibilmente ritirarle e fonderle, aggiungervi il dippiú e restaurarle. Questo dippiú conviene si tragga da qualche dazio e si riguardi come una delle spese necessarie pubbliche, simile alla rifazione de’ ponti e delle strade; né, come ne’ tempi barbari si è fatto, diminuirle di peso. Se poi son tutte assai consumate e guaste, non s’hanno mai da rifare a poco a poco, perché s’induce disparitá di monete: ma tutta insieme s’ha da coniare una quantitá di moneta grandissima, con argenti fatti prender da tutt’altra parte che dalle vecchie monete; e questa s’ha in un colpo solo a cambiare colla vecchia, la quale si dee disfare e distruggere, come fu qui dal viceré conte di Santostefano, con lodevolissima condotta, non è gran tempo, eseguito.

Venendo ora a discorrere delle altre quattro sorti di mutazioni, dico come queste o le fanno i popoli o i principi. I popoli o sono cittadini o stranieri, e o lo fanno col falsare o col tosare. I principi o sono propri o nol sono, e o lo fanno con legge o senza, facendolo tacitamente e quasi con fraude.

E, volendo dir prima de’ popoli, è conforme all’ordine del tutto che le cose grandi e sublimi, quanto sono piú stimate, tanto sieno piú circondate d’ogn’intorno dalla frode e dagl’inganni degli uomini scellerati. Così nelle monete, che sono cose sacrosante e regie, è avvenuto. Tutti gli antiquari son persuasi che negli antichi tempi, essendosi usato un conio di figure assai rilevate e sporte in fuora, si dette comoditá a’ falsatori di far monete di rame simili a quelle d’argento, vestirle d’una foglia di buon argento, e darle per sincere. Queste, col correr de’