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276 del pero.

quest’insetto si riconosce facilmente dalla peluria biancastra che riveste i giovani rami e le foglie; del resto si può riscontrare alla base dei rami e sulle radici, insomma ovunque l’insetto possa ferire facilmente la corteccia e succhiare l’alburno facendo deperire la pianta; inoltre siccome l’umore trasuda per le numerose ferite della corteccia, così si formano numerose escrescenze legnose, dette esostosi (fig. 308 e 309): le quali aumentando ogni anno impediscono la libera circolazione, e finiscono col fare perire la pianta. Questo insetto sembra che sia stato da poco tempo dall’America portato in Inghilterra, da dove poi si diffuse nel resto dell’Europa. Uno solo, fra i tanti mezzi proposti per rimediare ai guasti di tale insetto, pare che produca buon effetto ed è l’ungere le parti infette con sostanze grasse ed oleose. Ciononpertanto bisogna operare prontamente e largamente onde impedirne la rapida propagazione. Si può usare il fuoco, accendendo un fascetto di paglia e passando con questo, sul finire dell’inverno, presso gli ammassi di peluria; i quali prontamente accendendosi, fanno perire gl’insetti; nondimeno bisogna esser rapidi per non intaccare col fuoco anche la corteccia. Vi sono inoltre le larve di moltissimi altri insetti, le di cui femmine depongono le uova sulla stessa pianta, avvolgendole nella peluria; epperò gioverà verso la fine del verno visitare le piante, staccarne le uova ed abbruciarle, se non vogliamo vedere la pianta spoglia di foglie e di frutti avanti la metà di giugno.

Per tutto quanto si è detto, non è quindi da meravigliarsi se quasi dappertutto, e singolarmente ne’ campi, vediamo le piante di pomo e di pero malconcie, tortuose, coperte di muffe, mal disposte, deformi nella ramificazione, e ridotte a tristissimo stato, poichè generalmente si trascurano quelle precauzioni che valgono a mantener vegeta la pianta, ed a renderla fruttifera. Fatto che sia l’impianto il coltivatore le ab-