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272 del pero.

o nelle prime diramazioni, si leverà la corteccia della parte infetta, lavando poscia la piaga con una sola soluzione d’acido solforico.

Le forti contusioni, i tagli mal fatti o troppo ampi e che non possono prontamente essere ricoperti dalla corteccia, o con altra copertura artiticiale lasciando a nudo per lungo tempo il legno, cioè esposto alle vicende atmosferiche di caldo e di freddo, d’umidità e di secchezza, finiscono col produrre l’alterazione del tessuto legnoso dando origine alle ulceri ed alla carie.

Chiamasi adunque ulcera del legno il primo stadio di questa alterazione, quando la superficie denudata del legno assume un color nerastro, e che dalla detta piaga cola un umore parimenti oscuro, corrosivo, sebbene talvolta sia allungato dalle acque di pioggia, il quale disorganizzando anche la nuova corteccia che si avanza dalla periferia, impedisce che la piaga si ricopra, che anzi va continuamente estendendosi guastando tutta la corteccia lungo la quale scorre l'umore. Se poi non si rimedia, come dirò, a questo primo inconveniente, il legno subisce una vera carbonizzazione e putrefazione, il male s’interna nel tronco, il quale continua a disorganizzarsi finchè la pianta perisce o non resta di essa altro che qualche lembo di corteccia ancor sana; allora la malattia dicesi Carie.

Il rimedio è spesso possibile quando la malattia è sul principio, togliendo sino al vivo le parti infette e ricoprendole con mastice composto di

50 di sterco di vacca;
28 di gesso;
22 di ceneri,
3 di sabbia fina.

Se le piaghe sono molto larghe e profonde, essendo di già incominciata anche la carie del tronco, si procurerà di levare tutto il legno disorganizzato riempiendo il vuoto coll’ordinario cemento fatto con calce e sabbia. Se poi inferioremente alle parti guaste sorgesse qualche vigoroso ramo o germoglio, si reciderà tutta la parte superiore e si coprirà la ferita col miscuglio più sopra accennato. Molti adoperano il mastice da innesto per ricoprire esternamente e superficialmente queste piaghe o ferite; ma siccome il detto mastice contiene sempre materie resinose, o cera; così queste sostanze liquefacendosi sotto l’azione dei raggi solari, si diffondono sulla corteccia circostante, ne obbliterano i pori e per conseguenza ne inducono il deperimento o l’indurimento di essa.