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non salga troppo alto, a scapito dei ramicelli laterali. In tal modo si ripartirà l’umore nei rami laterali, i quali pure non si lasceranno allungare di troppo, acciò la pianta non si deformi e possa essere guasta dai venti. Generalmente il pesco non facendo tronco e rami principali d’una forza proporzionata al loro allungamento, questi facilmente si spezzerebbero pel peso delle foglie e dei frutti che fossero sulle lontane diramazioni, e la pianta andrebbe presto in deperimento. Inoltre non lasciando scorrere troppo alte le diramazioni, la pianta dura di più e dà maggior quantità di frutti.

Nei giardini il pesco ordinariamente viene educato a spalliera, e siccome è opinione che il taglio sia dannoso a questa pianta, limitandosi di solito il coltivatore ad una mondatura dei rami morti o deperenti, così ho creduto di doverne dare una più dettagliata spiegazione.

Levata la pianticella dal vivajo e piantata, in opportuna fossa ben concimata, a 0m,40 da un muro, se questa pianticella avrà un sol rametto innestato (fig. 239), lo si taglierà in A, appena al dissopra dei due bottoni B e C, essendo questi bottoni destinati a dare le due diramazioni principali dell’albero. Se invece la pianticella avrà due rametti d’innesto (fig. 240), si taglieranno immediatamente al dissopra di B, e così questi unitamente ai bottoni C formeranno due ramificazioni principali per ogni lato. Durante la vegetazione, tanto nell’un caso come nell’altro, si procurerà, coi mezzi già indicati, di mantenere una parità di vigore in queste diramazioni. I germogli dei bottoni B si manterranno con un angolo di 60° a 70°, e quelle dei bottoni C con uno di 40°. I germogli che sorgessero insieme ai principali, si cimeranno e poi si leveranno totalmente. Nella primavera seguente la pianta avrà la forma rappresentata dalla figura 241. Allora si taglieranno in A le diramazioni principali interne a 0m,50 dalla