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capitolo xviii 91

     Benignamente a me cominciò a dire:
— Dimmi, per qual cagion tu ti lamenti?
30Chi t’ha condotto in sí fatto martíre?—
     Ed io a lei:— Li falsi tradimenti
del rio Cupido lamentar mi fanno:
egli m’ha indutto in cotanti tormenti.
     E se saper tu vuoi il mio affanno,
35ed egli ed una ninfa m’han tradito,
usando meco falsitá ed inganno.
     S’io fossi con Minerva insú salito
nel regno suo, ella mi promettea
il ben, il qual contenta ogni appetito.
     40Ed io lassai l’andar con quella dea
per l’amor di Cupido, e tornai vòlto
nella ruina d’esta selva rea.—
     Rispose quella con benigno volto:
— Minerva a te mi manda ed anco Ilbina,
45ch’io ti tragga del cammino stolto.
     Degno è chi dietro al folle Amor cammina
e chi nel suo voler fonda sua voglia,
che cada in precipizio ed in ruina.
     Tu stesso se’ cagion della tua doglia,
50da che sapei che donna ha per usanza
ch’ella si volta e move come foglia.
     Ahi, quanto è stolto chi pone speranza
in cosa vana! ché, quando si fida,
quand’ella manca, ancor egli ha mancanza.
     55Non sai che ’l folle Amor sempre si guida
dietro a Concupiscenzia, e di lei è figlio
quei che coll’arco l’amador disfida?
     E questo, se non ha el mio consiglio,
convien che erri e come cieco vada
60smarrito per le selve in gran periglio.
     Ma, se tu vuoi tornar in tua contrada,
séguita me, ed io sarò tua scorta;
e riporrotti nella dritta strada.—