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capitolo vii 229

     Questa è che al furto ed alle forche mena
65e fa l’usura e barattier ricetta;
questa è d’inganni e di menzogne piena.
     Questa fa che ’l figliol la morte aspetta
del vivo padre, e, per esser ereda,
spesse fiate a lui la morte affretta.
     70Questa è che assassina, uccide e preda,
dispregia Dio, all’uom è traditrice,
e meretrica ed in molt’atti è feda.
     Questa è ’l mal seme e questa è la radice
d’ogni altro mal; ché di lei uscir puote
75ogni altro vizio, sí come si dice.
     L’altra avarizia ancor, se tu ben note,
è voglia accesa a conservare in arca;
e questa fa cadere in molte mote.
     Questa è troppo tenace e troppo parca;
80ed è senza piatá e non sobviene,
se il bisognoso chiede o si rammarca.
     Deh, dimmi, avar, che giovan l’arche piene,
se l’Avarizia sí ti tien la mano,
che a te, né ad altri non ne puoi far bene?
     85E forse lasserai erede estrano,
che non vorresti, e forse sará alcuno,
che dir potrai:— Ho conservato invano.—
     Or non sai tu ch’ogni ben è comuno
nel gran bisogno e che nell’ampia mensa
90parte ci ha ’l nudo povero e digiuno?
     Ma ciò ch’avanza o che mal si dispensa,
il bisognoso può dir che gli è tolto
e la indigenza iniustamente offensa.—
     Quando tutto il processo ebbi raccolto,
95i’ dissi a lei:— Non ho bene compreso
un detto, che ’l pensier mi grava molto.
     Tu di’ che la Menzogna, s’io l’ho inteso,
è figlia della lupa iniqua e ria,
che dopo il pasto ha piú ’l disio acceso.