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Fascio Terzo. 217

Nè per Francia, ò Castiglia errar qualch’anno:
     Mentr’hoggi per le vie Femine io scerno,
     Che perdendo Castiglia, in Francia vanno.
Non di veder s’un Fiume esito haInferno,
     S’altri dal Paradiso ha à caduta,
     S’Egitio Nil scorga di state un Verno.
Se chi beve il Clitorio, il vin rifiuta,
     O se rosica ferri il Ciprio Topo,
     Se Rana serifea sempre stà muta.
Non di veder del Teranneo Canopo
     Il suol lascivo, ò in Abissini siti,
     Oltre Avana, e Quiloa, Congo Etiopo.
Non curai di veder Nubi, e Nigriti,
     O là di Libia à la deserta banda
     Gli arsicci Garamanti, e i Trogloditi;
Non d’osservar la mercantile Olanda,
     O trascorso il suol Anglo, e lo Scozzese
     Gronnia, e Finnia veder, girne à l’Islanda.
Non curai di mirar tutto il paese
     Da la Tartarea piaggia à l’Indiana.
     Da l’Atlantico mare, al mar Chinese
Non Cataio veder, nè Mangiana,
     Nè col Quinsai l’Imavo, e i seri,
     Nè gli scithi Hiperborei ò l’onda Hircana.
Non di calcar de’ Sarmati i sentieri,
     O qual Ruggier sopra l’areo calle
     Passar frà i Russi, e trapassar Pomeri.
Io non sono Hippografo, e non hò stalle;
     Se volo in carte, in sù le vie vo tardo,
     Perc’ho penne a la man, non sù le spalle