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LII.

(Da efestione, p. 65)


Le Plejadi e la luna il dolce lume
Velâr; la notte ammezza, e l’ora varca;
E sola io giaccio sulle fredde piume.


Più fedelmente.

E la luna e le Plejadi
Sparir; la notte ammezza e l’ora vola;
E sulla coltrice
Io giaccio sola!


Questo frammento potremmo crederlo intero col De Rogati, col Foscolo (Poesie inedite, Lugano, 1831) e col D’Ajano: sì perchè si veggono di siffatte poesie brevissime in Anacreonte, e sì per l’autorità di Dionigi d’Alicarnasso; dal cui trattato Della collocazione delle parole sappiamo che Saffo ed Alceo solevano verseggiare un concetto in piccole strofe; e concetto finito e da regger solo è questo. La citazione dell’Alicarnasseo vaglia per altri frammenti ancora, brevi, ma di senso compiuto; e specialmente per i XVII, XXX, XXXIX, XLI e LVIII.


LIII.

(Dallo stesso, p. 63.)


Piena apparia la luna:
Quelle, poi ch’accerchiata ebbero l’ara,
.  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .